PERCHE' UN "BLOG"


Questo blog è un piccolo sito web, da noi gestito, in cui pubblicheremo più o meno periodicamente, come in una sorta di diario online, i nostri pensieri, opinioni, riflessioni, considerazioni ed altro.

Il solo scopo è di poter creare un ambiente all'interno del quale trovare indicazioni e prodotti che appartengono alle vecchie abitudini e usanze contadine.

E' un modo per riappropriarci delle nostre meravigliose campagne purtroppo sempre meno abitate e amate.

Grazie fin d'ora a tutti quelli che vorranno dedicare un pò del loro tempo al nostro blog.


venerdì 16 dicembre 2011

"La costruzione di un'arnia razionale"


La prima fase del progetto, è la lavorazione del legname, a tale scopo per economicità e praticità si utilizzeranno delle tavole di abete dallo spessore di circa 3cm, piallandole esso arriverà a circa 2,6cm, ovviamente si cercherà di lisciarle anche lungo i bordi così da sovrapporle senza problemi.
La seconda fase del progetto sta nel tagliare e sagomare le singole parti (prendere spunto dal progetto, le misure indicate sono da riferirsi interne) particolare attenzione si deve prestare nel sagomare i 2 lati dovre andranno i distanziatori di metallo, lo scalino verrà fatto a circa 1cm a partir dall'interno, seguendo le misure del disegno, per agevolare la costruzione ed evitare errori grossolani è opportuno servirsi di un telaino e dei rispettivi distanziatori, infatti, essendo entrambi a misure standard ed utilizzandoli come "metro" i margini di errore saranno minimi.
Le misure del disegno sono da intendersi per un'arnia a 10 telaini e non contemplano la lunghezza laterale, essa infatti, dipenderà se si sceglierà la costruzione con o senza portichetto, in una delle mie costruzioni, io ho optato anche per il fondo antivarroa semplicemente facendo delle guide al fondo e realizzando quest'ultimo invece che con tavole in rete metallica dalla misura idonea.
L'assemblaggio sei singoli pezzi non è difficile la loro misura sarà tale che essi incastreranno gli uni a gli altri, l'unica difficolta potrebbe sopravvenire per quanto riguarda il raggiungimento dell'altezza (32cm), se si utilizzeranno, infatti, normali tavole la cui larghezza è in media di 10-12cm bisognerà unirle con una listella o due esteriormente, avendo l'accortezza di lasciarle il più basso possibile (potrebbero essere di ostacolo al coperchio di lamiera).
Dopo l'assemblaggio, si provvederà alla verniciatura, quest'ultima verrà fatta solo esternamente e utilizzando vernici ed impregnanti idonei.
L'ultima parte del lavoro prevede il montaggio delle parti metalliche (queste vengono vendute singolarmente), del coperchio e del coprifavo.
Tra i tanti accorgimenti: sarà utile usare della colla vinilica per unire le parti, e l'uso delle viti (preferiti ai chiodi) per assemblarle. Può essere che alla fine il lavoro risulti più oneroso dell'acquisto, rimarrà comunque la soddisfazione di aver creato tutto da se.

mercoledì 30 novembre 2011

SELENITI: "LE ROCCE DI LUNA"

La vena del gesso, che attraversa quasi tutta la nostra Regione, risultando particolarmente evidente nella zona carsica che costituisce il cuore del parco dei Gessi Bolognesi, emerge nuovamente e con particolare imponenza in Romagna, tra Brisighella, la Valle del Santerno e la Valle del Sillaro, a cavallo tra le province di Bologna e Ravenna.
Dal sito ''Parchi in Rete'' della Regione Emilia-Romagna le informazioni dettagliate su questa area protetta di nuova istituzione, sorta per tutelare e valorizzare l'affioramento della Vena del Gesso


PROGRAMMA PER IL SISTEMA REGIONALE AREE PROTETTE E SITI RETE NATURA 2000 - ELAB. TECNICO N.2 - VALUTAZIONE PROPOSTE AAPP

12) Tutelare l'alta valle del Santerno e migliorare la connettività esistente tra i siti e le
Aree protette della parte medio-appenninica: SIC IT4050011 - Media valle del
Sillaro, SIC IT4050015 - La Martina, Monte Gurlano con il Parco regionale Vena del
Gesso Romagnola, il Parco regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi
dell’Abbadessa, l’omonimo SIC IT4050001 ed il SIC/ZPS IT4050012 - Contrafforte
Bologna - Pliocenico e quindi l’omonima Riserva

"UOMINI E LUPI": una convivenza possibile

"Vecchi conflitti e nuovi elementi di tensione nella gestione del rapporto uomo-lupo nell'Appennino Tosco Emiliano"
Un sistema organico di monitoraggio su larga scala rappresentava una priorità identificata anche dal Piano d'azione nazionale per la conservazione del Lupo. D'altronde per affrontare le principali problematiche legate alla presenza di questo predatore è necessario avere informazioni adeguate e affidabili sulla sua presenza intesa come: occupazione spaziale, consistenza numerica, composizione dei branchi locali, nonché un confronto sui dati raccolti in aree geografiche differenti o in periodi diversi.
Per anni abbiamo concentrato i nostri sforzi, ma la percezione che abbiamo è che si vada verso un nuovo fronte di conflitto. La presenza del lupo e di ibridi in aree a forte antropizzazione (fascia collinare) e il successo della "pastorizia di ritorno" (praticata generalmente da persone provenienti da esperienze diverse richiamata in Appennino da scelta di vita più vicino ai ritmi della natura, ma spesso impreparate ad affrontare questi problemi) spinge a porre una fin troppo facile enfasi sulla pericolosità di questi predatori. Si ritiene inve ce che la convivenza sia possibile con una mediata attività di pianificazione e controllo.

venerdì 25 novembre 2011

NOMADISMO APISTICO

Gli apicoltori che praticano nomadismo nel territorio della Regione Emilia Romagna, se si recano in postazioni non censite presso le AUSL di competenza, devono darne comunicazione scritta al Presidente della Provincia di destinazione entro il mese di febbraio di ogni anno (come previsto dalla Legge Regionale n. 35 del 25 agosto 1988 art. 9 e dal Regolamento Regionale n. 18 del 5 aprile 1995) .
Per i territori della provincia di Bologna, la comunicazione deve essere fatta utilizzando il modulo appositamente predisposto e inviata:

Al Presidente della Provincia di Bologna
Assessorato Agricoltura
Commissione Provinciale Apistica
Viale Silvani, 6
40122 Bologna

Nella comunicazione devono essere indicati, come previsto dal modulo:
  • la sede dell'apiario o degli apiari da spostare
  • il numero presunto degli alveari interessati allo spostamento
  • la presumibile data di trasferimento
  • il luogo di destinazione
  • la presunta durata di permanenza nell'area di destinazione
  • il tipo di fioritura del pascolo di cui si vuole beneficiare
In via del tutto eccezionale e per motivate esigenze di sfruttamento di determinati pascoli,ovvero quando si renda necessario ed urgente il trasferimento dell'apiario in nuove postazioni, è consentito lo spostamento degli alveari, senza la prevista segnalazione, fermo restando l'obbligo di comunicazione al Sindaco del Comune di arrivo entro 48 ore, ai sensi del comma 2, dell'art. 8 della Legge Regionale n. 35 del 1988.
Lo spostamento di alveari da una postazione censita ad un'altra censita non richiede alcuna segnalazione.

Qualora gli spostamenti avvengano da zone contaminate dal patogeno Erwinia amylovora (Colpo di fuoco batterico) a zone ufficialmente indenni, è necessario attenersi alle disposizioni emanate annualmente dal Servizio Fitosanitario Regionale con apposito atto.

La Commissione Apistica Provinciale esamina le richieste ricevute, sulla base dei dati del censimento apistico e delle prescrizioni del Servizio Fitosanitario Regionale, e invia ai nomadisti entro il 31 marzo una comunicazione in merito alle postazioni ammesse. In mancanza di comunicazione entro questa data, lo spostamento si ritiene autorizzato.

Gli apicoltori, quando spostano gli alveari per nomadismo o per la costituzione di nuovi apiari, devono rispettare le seguenti distanze minime dagli altri apiari, calcolandole dal centro dei singoli apiari:
  • m. 100 di raggio se gli apiari sono formati da 1 a 10 alveari
  • m. 150 di raggio se gli apiari sono formati da 11 a 20 alveari
  • m. 250 di raggio se gli apiari sono formati da 21 a 30 alveari
  • m. 500 di raggio se gli apiari sono formati da 31 o più alveari
Il diritto di priorità nello sfruttamento del pascolo spetta al richiedente che non abbia apportato modifiche al suo programma di nomadismo.

martedì 22 novembre 2011

"APIABILI" QUANDO UNA PASSIONE DIVENTA IMPEGNO SOCIALE

L'apicoltura per promuovere l'integrazione dei disabili e avvicinare i bambini al tema della diversità: è l'idea del progetto Apiabili, grazie al quale alcuni ospiti di un centro diurno hanno frequentato un corso per imparare a gestire un apiario e poter guidare, poi, le visite scolastiche al centro.
Il progetto, promosso dall'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), si propone un duplice obiettivo: da un lato favorire l'integrazione sociale delle persone con disabilità e il loro inserimento lavorativo, dall'altro abbattere i tanti pregiudizi sulla diversità, cominciando proprio dall'educazione dei più piccoli.
Le persone che l'hanno frequentato – adulti dai venti ai quarantacinque anni con varie forme di disabilità medio-lievi – hanno appreso nozioni e tecniche sull'apicoltura, imparando a gestire l'apiario didattico dell'associazione. Peculiarità del corso è la didattica circolare. «Le lezioni hanno previsto l'alternanza di attività pratiche e contenuti teorici, sempre aperti ai contributi dei ragazzi e accompagnati da momenti ludici».
I primi a intraprendere questo "viaggio" nel mondo dell'apicoltura sotto la guida degli ospiti del centro sono stati quaranta bambini di una scuola primaria. «I ragazzi che insegneranno agli studenti quanto appreso durante il corso hanno ricevuto una preparazione ad hoc in vista delle lezioni e dei laboratori didattici rivolti ai bambini, mentre nelle scuole sono stati distribuiti kit e altri materiali didattici per avvicinare docenti e alunni a questa esperienza».
Speriamo si possano continuare a promuovere queste iniziative!!

venerdì 11 novembre 2011

AGRIASILO - "L'ORTO SCOLASTICO"

Fin dall’inizio ci siamo resi conto che i bambini si aspettavano di mangiare quello che avevano coltivato durante l’anno. Anche se si trattava della stessa insalata che a casa non avrebbero mai toccato. Il fatto di aver custodito la piantina, di averla innaffiata e vista crescere provoca un enorme senso di motivazione, curiosità e anche appartenenza che la fa preferire a tutto il resto ”.
L’esperienza degli orti scolastici è un progetto nato nell’alveo delle attività di Slow Food sei anni fa e cresciuto in fretta, anche nelle avversità economiche e strutturali in cui vive la scuola. “Nel nostro caso  si è trattato di fare un uso alternativo di un pezzetto di giardino. Ora è diventato un luogo in cui far crescere delle nuove coscienze.
A differenza di come spesso si pensa, i bambini non sono naturalmente portati a rifiutare certi sapori amarognoli o aspri come quelli delle verdure. Spesso questo accade solo per pigrizia del palato. Di fronte a un pomodoro coltivato nell’orto della scuola e a uno preso dalla confezione incellofanata del supermercato, i bambini sanno riconoscere la differenza di sapore e facilmente si affezionano al primo, percepito come più gustoso. “A quel punto è elevatissimo il livello di contagio che i bambini possono generare nei confronti della famiglia e spesso un corto circuito virtuoso di questo genere aiuta a portare avanti una piccola comunità a sua volta più consapevole .”

lunedì 7 novembre 2011

UN MATERIALE MERAVIGLIOSO "IL LEGNO"

I LEGNI DURI 

Alla categoria delle essenze dure (o “forti”) appartengono tutti i legni più nobili, tradizionalmente usati per i lavori di ebanisteria, insieme ad altri di minor pregio ma pur sempre caratterizzati da elevata compattezza e ottima resistenza alle sollecitazioni. Ricorrere a legni di questo tipo è indispensabile quando si vogliono realizzare pezzi torniti o sagomati.
I più usati sono l’acacia, l’olivo, il frassino (legni europei), il palissandro, il teck, l’ebano e il mogano (legni esotici).

Il legno di acacia è molto ben lavorabile, essendo molto pieghevole e compatto. Proprio in virtù della compattezza che possiede la sua essenza resiste ottimamente all’umidità. In falegnameria viene utilizzato per la costruzione di strutture esterne, pali di sostegno, travi, scale e elementi per imbarcazioni. Il suo colore aranciato, risalta particolarmente con la lucidatura della superficie, che si presta, peraltro molto bene, a tale operazione.
L’olivo fornisce legname a essenza dura estremamente compatta. Possiede un colore giallognolo, venato di righe più scure ed è gradevolmente profumato. Molto pregiato in ebanisteria, il legno di olivo, fornisce splendide prestazioni nell’intarsio, nella costruzione di mobili ed oggetti torniti.
Il frassino produce un legno che si presta particolarmente ad essere lavorato. E’ di colore madreperlaceo venato e la sua principale caratteristica è la tenacia della fibra.
E’ molto usato nella costruzione di mobili, rivestimenti e arredamenti rustici.
Il palissandro si può lavorare molto bene al tornio e in ebanisteria, giacchè la sua fibra si fende difficilmente. Il suo maggior difetto è di essere poco durevole; a volte si imbarca. Il colore rossastro violaceo è di ottimo effetto per lavori ricercati ed intarsi.
Il teck, proviente dall’Indocina è di facile lavorazione. Richiede stagionatura, ma avvenuta questa può essere adoperato anche per la pavimentazione di locali e per costruzioni navali. I mobili costruiti in teck sono considerati di un certo pregio, per il bel colore marrone scuro e per la loro solidità.
L’ebano è certamente uno dei legni più pregiati che esistono sul nostro pianeta. Si distingue in diverse specie, per colore e durezza. Fra esse la più pregiata è la varietà con legno nero, con la quale le tribù dell’America tropicale costruivano e modellavano i loro amuleti.
La principale particolarità di questo legno è che non galleggia, essendo più pesante dell’acqua. La sua fibra, eccezionalmente dura, viene lavorata al tornio, intarsiata, impiegata nella rifinitura di mobili di lusso e applicata a parti di strumenti musicali.
Il legno di mogano, proveniente dall’America tropicale, è praticamente indeformabile; la sua grana molto fine permette di impiegarlo in varie lavorazioni. Possiede un bellissimo colore rossastro a venatura regolare e, anche se presenta alcune difficoltà nella lucidatura, trova notevole applicazione nella costruzione di mobili.

giovedì 3 novembre 2011

"IL MIELE BIOLOGICO"

..... fare apicoltura per noi è sempre stata una sfida tesa a dimostrare che è possibile allevare api e produrre miele coi metodi dell'agricoltura biologica, rispettando l'ambiente e il consumatore finale.

Sono stati impiegati molti anni per far capire agli Organismi di Controllo che dovevano certificare i prodotti dell'alveare in base alla conduzione senza antibiotici, insetticidi chimici, ormoni, zucchero o surrogati alimentari che dovevano essere bio, che la cera e il legno dei nidi fosse incontaminata e per ultimo che l'ambiente di pascolo fosse idoneo !

In APICOLTURA BIOLOGICA per il controllo delle malattie, si utilizzano solo sostanze di origine naturale ( timolo, oli essenziali e acidi organici ) e si evita l'inquinamento indotto dall'apicoltore, che rappresenta la quasi totalità dell'inquinamento dei prodotti dell'alveare.
L'apicoltore biologico, non pretende di far pascolare le api su " terreni incontaminati" in quanto non esistono, ma esistono sostanziali differenze fra coltivazioni biologiche o convenzionali, fra coltivazioni intensive o estensive, fra pianura padana ( il 33% degli insetticidi venduti in Europa viene " distribuito" in pianura padana)  e Appennino, e dedicando particolare attenzione alle zone di pascolo, accertandosi che siano il più lontano possibile a fonti di inquinamento attive e in aziende biologiche , si ottiene la conformità a quanto richiesto dal Regolamento CE sull'apicoltura biologica. 

venerdì 28 ottobre 2011

Dal produttore al consumatore il prezzo cresce del 300%

Dal produttore al consumatore il prodotto aumenta il prezzo di vendita del 200%. Il dato emerge dal recente studio della Banca d'Italia. Tra le cause del forte rincaro dei prezzi si annoverano i troppi passaggi di mano della catena distributiva e una filiera agro-alimentare lunga che penalizza soprattutto i coltivatori diretti ed i consumatori. L'accesso ai mercati generali all'ingrosso è poco agevolato, con orari poco flessibili e non informatizzato. Un fattore che si traduce in mancanza di concorrenza e nel rincaro dei prezzi al consumatore.

Troppi intermediari e strutture all'ingrosso troppo vecchie

Negli altri paesi europei la filiera genera un rincaro del 60-80%, un giusto profitto sia per chi coltiva sia per chi distribuisce il prodotto, che non scarica eccessivamente l'onere del surplus sul prezzo del consumatore finale. L'obiettivo è quindi molto facile: ridurre gli intermediari ed i passaggi di mano dal produttore al consumatore. La grande distribuzione italiana acquista dai coltivatori diretti soltanto il 25% della merce, ricorrendo agli intermediari per tutti gli altri casi. Altro aspetto critico italiano è costituito dalla mancanza di mercati generali di grandi dimensioni. La rete distributiva italiana è composta soprattutto da un elevato numero di strutture di piccole dimensioni che non facilita la concorrenza e il ribasso dei prezzi. In altri paesi, come Spagna e Francia, l'intero sistema distributivo è affidato ad una ventina di grandi mercati all'ingrosso, dislocati ad equa distanza sul territorio nazionale per ridurre i costi di trasporto delle merci.

Un'occasione per ristrutturare la filiera

Comprare direttamente dove il miele viene prodotto. Da oggi è possibile!
Contattaci per avere maggiori informazioni.

martedì 18 ottobre 2011

"CERA D'API" un altro miracolo!

"La cera d'api è un prodotto dell'Apicoltura.
La cera è secreta dalle api di una ben determinata età in forma di sottili scaglie. Le scaglie sono prodotte dalle api operaie, di età compresa tra i 12 e i 17 giorni, mediante otto ghiandole situate nella parte ventrale dell'addome, per la precisione sui lati interni degli sterniti (le protezioni ventrali presenti in ogni segmento del corpo). La cera è prodotta nei segmenti addominali dal 4 al 7. La dimensione di queste ghiandole dipende dalll'età dell'operaia.
Le api mellifere usano la cera d'api per costruire le celle del loro favo, dove vengono cresciute le larve e depositati miele e polline. Affinché le ghiandole possano secernere la cera, la temperatura dell'alveare deve essere compresa tra 33 °C e 36 °C e le api devono consumare una quantità di miele di circa otto volte superiore in peso.

Si stima che le api volino per 530.000 km per raccogliere 1 kg di miele. Quando gli apicoltori vanno ad estrarre il miele, disopercolano ogni cella, cioè ne recidono la copertura. Essa può avere un colore variabile dal giallognolo al brunastro, a seconda della purezza e del tipo di fiore raccolto dalle api. La cera dei favi di covata tende ad essere più scura di quella proveniente dai favi di miele, dal momento che le impurezze vi si accumulano più velocemente. A causa di tali impurezze, la cera deve essere trattata prima di qualsiasi utilizzo: lo scarto che ne deriva si chiama feccia della cera.

venerdì 14 ottobre 2011

"BASTANO DUE MINUTI" Vietiamo l'uso di nuovi potenti insetticidi

Bastano due minuti: un'ape beve le gocce d’acqua essudate da piante di mais trattate con i nuovi potenti insetticidi neonicotinoidi, e nel giro di soli due minuti cade a terra morta. Queste le ultime scoperte degli scienziati sul rapporto tra pesticidi utilizzati in agricoltura e la crescente moria delle api che ha colpito il nostro Paese: un risultato che apre interrogativi sui possibili effetti di questi veleni sull’uomo.

LA «GUTTAZIONE» - Se fino ad ora gli scienziati si erano limitati a constatare gli effetti micidiali sulle api della dispersione dei neonicotinoidi (sostanze utilizzate nella concia dei semi) all’atto della semina del mais, e del loro inquinamento di nettare e polline a causa della loro azione sistemica, adesso si aprono scenari ancora più allarmanti: fra le fonti di raccolto d’acqua preferite dalle api ci sono le gocce che trovano sulle piante, come la rugiada e le gutte, ovvero le essudazioni delle foglie. Proprio queste risulterebbero estremamente contaminate e velenose: il professor Vincenzo Girolami dell’Università di Padova, afferma che «le guttazioni (gocce di acqua che tutte le giovani piante di mais producono in abbondanza sulla punta delle foglie) di piante ottenute da semi di mais conciati, se vengono bevute dalle api le uccidono entro 2-10 minuti ed entro 20-40 minuti se solo vengono assaggiate per un attimo estraendo la ligula (la lingua a proboscide delle api)».

giovedì 13 ottobre 2011

"LA PROPOLI" - Natura al servizio dell'uomo

La propoli è prodotta dalle api ed è perciò composta principalmente da secrezioni resinose che le api raccolgono sugli alberi (pioppi, abeti, olmi, betulle, ecc.) e che poi mescolano con saliva e cera. Le api utilizzano questa sostanza nei loro alveari sia come materiale da costruzione sia come antisettico. La propoli viene infatti applicata per "sterilizzare" l'alveare, in particolare l'entrata delle cellette destinate ad accogliere le uova, oppure per evitare la decomposizione di eventuali animaletti "intrusi" riusciti a penetrare nell'alveare, uccisi dalle api, ma troppo pesanti per poter essere trascinati fuori.
Utilizzo in Agricoltura. 
Ortaggi
Per utilizzazioni antiparassitarie si puo' usare la soluzione idroalcolica con sulfar; per ifestazioni di afidi, invece, risulta efficace la soluzione alcolica.
Fruttiferi
Anche per la difesa dei fruttiferi la formulazione più impiegata è rappresentata dalla soluzione idroalcoolica di propoli addizionata a Sulfar. Nel caso degli alberi da frutto è stata riscontrata in numerosi casi (actinidia, albicocco, ciliegio, melo ecc.) un'azione di stimolo della propoli distribuita durante la fase di 'pre-raccolta', azione che si ripercuote positivamente sui frutti, migliorandone la conservazione in magazzino.

Piante ornamentali
I preparati a base di propoli hanno dimostrato la loro efficacia anche nei riguardi delle piante ornamentali. Anche in questo caso il formulato più impiegato è rappresentato dalla soluzione idroalcoolica di propoli arricchita dalla presenza di Suifar.

mercoledì 12 ottobre 2011

"L'UOMO E' L'UNICO ANIMALE IN GRADO DI AUTOESTINGUERSI"

"Se le api scompaiono saremmo costretti ad impollinare a mano molte coltivazioni,  come gia' accade in certe zone della Cina in cui le api sono ormai estinte. Ogni giorno migliaia di braccianti agricoli si armano di piccoli pennelli e salgono sugli alberi per fare il lavoro delle api: una situazione apocalittica ben descritta dal  documentario americano "Silence of the bees" (Il silenzio delle api). La conseguenza inevitabile sarebbe ovviamente una folle impennata dei prezzi di frutta e verdura: una mela cosi' prodotta potrebbe costare anche 50 euro. Ecco perche' e' gravissimo che ancora nulla si faccia per eliminare il micidiale impatto ambientale sulle api dei nuovi e potentissimi insetticidi irresponsabilmente autorizzati dalle autorita' nazionali e irrorati copiosamente nelle nostre campagne: in Italia si impiega oltre un terzo del totale degli insetticidi utilizzati nell'intera Europa". In Italia nel settore dell'apicoltura operano ben 50.000 apicoltori, con 1,1 milioni di alveari, per un business di 60 milioni di euro, che arriva a 2,5 miliardi se si considera il servizio di impollinazione fornito dalle api all'agricoltura.

"ESTINZIONE DELLE API......... SAREBBE CARESTIA MONDIALE"

Se le api dovessero davvero estinguersi l'umanita' rischierebbe una carestia a livello mondiale": cosi' il famoso etologo Giorgio Celli descrive il terribile scenario conseguente alla definitiva scomparsa dei preziosi  insetti. Un pericolo sempre piu' reale, se si considera che in Italia le api sono gia' diminuite del 40-50%, e il grido d'allarme degli apicoltori e' lo stesso in tutti i Paesi del mondo. Giorgio Celli, docente all'Istituto di Entomologia "Guido Grandi" presso l'Universita' di Bologna e coordinatore di un gruppo di ricerca sulle alternative ai pesticidi in agricoltura e sull'ape come organismo indicatore dell'inquinamento ambientale, spiega: "La scomparsa delle api avrebbe come effetto immediato una grave crisi nell'agricoltura, che portata alle estreme conseguenze potrebbe causare una carestia mondiale".
Basti pensare infatti che oltre un terzo delle coltivazioni da cui dipende la nostra alimentazione sono impollinate attraverso il lavoro delle api: mele, pere, agrumi, pesche, kiwi, castagne, ciliegie, albicocche, susine, meloni, cocomeri, pomodori,  zucchine, soia e girasole, come pure la grande maggioranza delle colture orticole da seme, come l'aglio, la carota, i cavoli e la cipolla.Ma le api sono utili anche per la produzione di carne, grazie all'azione impollinatrice che svolgono nei confronti delle colture foraggere da seme come l'erba medica e il trifoglio, fondamentali per i prati destinati agli  animali da allevamento. "Poiche' una delle principali cause della strage delle api sono i pesticidi utilizzati in agricoltura - conclude Celli - e' giusto che gli apicoltori chiedano alle istituzioni di essere tutelati nel proprio lavoro, che in un regime di democrazia devono poter svolgere senza interferenze". 

giovedì 6 ottobre 2011

"LA VALLE DEL SILLARO"

Il Torrente Sillaro nasce dalla cima Tre Poggioli mt 966, e dopo un corso di circa 73 Km raggiunta la Pianura Padana a Castel San Pietro Terme, prosegue il suo corso parzialmente incanalato fino al Reno , che raggiunge da destra nei pressi di Lavezzola.

Il suo corso è accompagnato dalla strada di fondovalle "provinciale 21 BO ".

A carattere torrentizio, la valle specialmente nella parte mediana è molto aperta e le pendenze che si incontrano non sono eccessive.
Il corso superiore montano (da Sassoleone alla sorgente) è particolarmente tortuoso ed attraversa territori costituiti pricipalmente da argille scagliose cretacee.
Lungo il suo corso non troviamo località sede Comunale, ma solo frazioni e fino a Sassoleone sono poche anche le case sparse. La vallata si risale partendo da Castel San Pietro Terme, seguire le indicazioni per Valle del Sillaro e Sassoleone.

martedì 4 ottobre 2011

BATTAGLIE SULL'APPENNINO

Durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale la località “San Clemente” della Val Sillaro, nel comune di Monterenzio (BO), fu punto di incontro e di scontro degli eserciti internazionali. Ancora oggi è possibile visitare le trincee belliche della Battaglia di Monte Grande nel bosco vicino a Ca’ di Lucca.
Battaglie sull'Appennino narra le vicende di questo contingente militare nella seconda parte della sua campagna d'Italia, iniziata ad Anzio nel gennaio 1944.

"EOLICO" Tra il futuro e il danno

E’ il più grande parco eolico, quello di Casoni di Romagna, del nord Italia dove è stato inaugurato in un area compresa tra i comuni di Monterenzio e Castel del Rio (Bologna) composto da 16 torri di 60 metri per una potenza di 13MW.
L’energia prodotta coprirà il 50% deil fabbisogno dei 25mila abitanti dei due comuni. L’impianto, comunque, non è stato ben accetto a diverse associazioni tra cui Lipu, Legambiente Bologna Est e Asoer che avevavo presentato ricorso contro la sua installazione pur riconoscendo l'enorme potenzialità del parco eolico.

Scrive Viaemilia.net:
Nel marzo 2007 la Giunta provinciale aveva dato l’ok alla Valutazione di impatto ambientale del progetto, presentato nell’ottobre 2005 dalla società Agsm di Verona. Il progetto era stato ritenuto coerente sia con la pianificazione energetica regionale e provinciale, sia con la pianificazione territoriale (Ptcp). A giugno il Tar dell’Emilia-Romagna aveva respinto il ricorso contro la realizzazione del parco eolico presentato da alcuni cittadini e da tre associazioni ambientaliste (Lipu, Legambiente Bologna est e Asoer).

lunedì 3 ottobre 2011

"IMPORTANZA ECOLOGICA DELL'APE"

La prima importanza ecologica che l'ape svolge è quella di essere un insetto pronubo, ossia che favorisce l’impollinazione, trasferendo il polline da un fiore all'altro.
Il mantenimento della biodiversità vegetale, cioè di un adeguato numero di specie di piante spontanee e coltivate, è possibile solo se c’è una quantità elevata di insetti impollinatori. Tra questi, l’ape svolge un ruolo di primaria importanza. Si consideri, inoltre, che le api sono utilizzate per l’impollinazione delle colture protette e dei frutteti specializzati – circa l’80 % dell’impollinazione è dovuto ai pronubi – garantendo una più efficace fecondazione e quindi una maggiore resa produttiva.
Un’altra importante azione che svolge l’ape a livello ecologico è derivata dal fatto che in una giornata di lavoro, le api operaie che svolgono attività bottinatrice, escono dall’alveare ripetute volte. Questo fa sì che l’ape sia in continuo contatto con l’ambiente circostante, bottinando su fiori e piante, prati e boschi, nonché venire a contatto con altre sostanze, che trasportano all’interno dell’alveare. In questo modo l’alveare può risultare una preziosa fonte di informazione sulla presenza di sostanze inquinanti nell’aria e l’ape, con i suoi continui voli di esplorazione, diventa una vera sentinella ambientale sulla quale vengono poi effettuate le analisi strumentali per monitorare l’ambiente. Alcune sostanze inquinanti possono essere prese dall’ape con il semplice contatto con suolo, vegetazione, aria e acqua.
Spesso in campagna c’è la credenza che le api siano alcune tra le responsabili di alcuni danni alla frutta ed in particolare all’uva. Bisogna precisare che è una convinzione infondata, in quanto l’ape ha un apparato boccale succhiatore, in grado quindi di poter toccare e succhiare il nettare, ma non di forare o masticare i tessuti vegetali o fruttiferi. Allo stesso tempo le api possono essere presenti sui frutti che hanno già subito lesioni, magari da grandine o da altri attacchi parassitari, quali possono essere le vespe che sono capaci di mordere e rompere tessuti vegetali. In questo caso le api risultano insetti utili poiché rimuovono le sostanze liquide e zuccherine emesse dal frutto ‘ferito’, ostacolando lo sviluppo sullo stesso di muffe, che potrebbero diffondersi anche ai frutti vicini.

giovedì 29 settembre 2011

UNA RAZZA ADATTA ALLA NOSTRA TERRA

Il bovino romagnolo è, se non il più antico, sicuramente il più selvatico tra le razze.
La struttura solida, gli arti corti e robusti sono la prova evidente dell’impiego di tale razza come animale da lavoro. Utilizzo durato sino a tutta la prima metà del ‘900.
La pelle spessa e la forte struttura scheletrica lo hanno reso altresì un animale molto rustico e adattabile alle più estreme condizioni ambientali. La loro predisposizione antica al lavoro li ha resi grandi camminatori e quindi grandi pascolatori, perfettamente idonei alla trasformazione di razioni grossolane.
Come tutti gli animali adattabili a climi rigidi, i bovini romagnoli sono predisposti all’accumulo di grasso sottocutaneo, considerato dagli esperti, come la miglior protezione delle carni durante le fasi di frollatura.
Non va dimenticato il prestigioso riconoscimento avvenuto nel lontano 1900 alla mostra Internazionale di Parigi, attribuito alla razza romagnola come la miglior razza da carne.

lunedì 26 settembre 2011

Promozione della partecipazione femminile al mercato del lavoro.

Anche qui, dopo le prime incertezze, segue un'ottima reazione del territorio. Oltre a contribuire a risolvere il problema dell'assenza cronica di posti negli asili, il progetto diventa oggetto di attenzione da parte sia della Regione che del Governo nazionale, che lo cita espressamente in un documento del 2008 come miglior pratica per la diversificazione delle attività delle aziende agricole e per la partecipazione delle imprenditrici al mercato del lavoro.
propone un progetto ancora più ambizioso alla Coldiretti e inaugura un agriasilo all'interno della propria struttura. A differenza del nido, l'agriasilo amplia la partecipazione ai bambini da 0 a 6 anni e propone maggiore continuità didattica. Coinvolgendo l'imprenditoria femminile, il progetto può avvalersi dei Fondi europei per la Promozione della partecipazione femminile al mercato del lavoro.

martedì 20 settembre 2011

"IL VALORE DELLA TERRA"

La terra, risorsa limitata e l’impronta ecologica sul pianeta che si fa sempre più pesante, la preziosità della terra come strumento insostituibile per la produzione del cibo, il valore del lavoro agricolo e la corrispondenza spesso molto scarsa con il prezzo dei beni che questa attività produce, i prodotti agricoli come strumento per diffondere cultura e culture e per tramandare tradizioni.
 In questa luce ci piace pensare che si possa dare pieno sostegno ad una nuova ruralità, che rivendica ruoli e diritti senza dover implorare elemosine e concessioni.
 Bisogna conquistare tutti alla consapevolezza della centralità del settore primario, una centralità che non ha perso, come in molti hanno erroneamente pensato, nemmeno negli anni della fuga dalle campagne e che oggi si nutre di nuovi e attualissimi bisogni: cibo, salvaguardia del territorio e del suolo, energia, turismo, biodiversità, paesaggio e così via.
 Certo, non qualsiasi tipo di agricoltura: non quella dell’uso smodato e improprio della chimica che avvelena, o dell’agricoltura della successione monoculturale che impoverisce i terreni e diffonde parassiti e patologie.
 Su questi temi deve affermarsi anche negli agricoltori una nuova consapevolezza della funzione che essi svolgono e della responsabilità che portano nei confronti dei consumatori. Verso i consumatori va invece promossa la percezione corretta della distintività dei prodotti di qualità e la consapevolezza del loro valore e del patrimonio unico di cui dispone il nostro Paese. Solo così ci può essere una disponibilità sempre più ampia a pagare quel differenziale di prezzo che è necessario per avere alimenti sani, buoni e identificabili.

lunedì 19 settembre 2011

Il Castagno o "L'ALBERO DEL PANE"

I castagneti da frutto furono impiantati sugli Appennini durante il Medioevo, diventando immediatamente così importanti nell'alimentazione della popolazione locale, che il castagno veniva chiamato "l'albero del pane".

Marroni e castagne erano fonte di sostentamento, ma anche di ricchezza. Si pensi che per salvaguardare l'economia locale, nel 1694 fu pubblicato un editto che imponeva l'impianto di nuovi esemplari per ogni albero abbattuto. L'economia locale continua a ruotare attorno al castagno: nel 1885 i castagneti ricoprivano il 40% del terreno . Oggi i marroni rappresentano una specialità culinaria, che abbina l'ottima qualità del prodotto al piacere di assaporare il gusto della tradizione.

LA NOSTRA PRODUZIONE (Contattaci per informazioni)



 MIELE D'ACACIA
(Robinia)
Robinia pseudoacacia

Viene prodotto un po' in tutta Italia, nelle zone collinari, ma le Prealpi possono essere considerate la zona più tipica di provenienza.
Colore: molto chiaro, tra i più chiari in assoluto.
Cristallizzazione: assente.
Odore: molto leggero.
Sapore: molto delicato, ricorda leggermente il profumo dei fiori, vanigliato.
Usi: come miele da tavola e come dolcificante naturale


MIELE DI CASTAGNO
Castanea sativa

Si produce in tutta l'Italia, dalle Alpi alla Sicilia, nelle zone di media montagna.
Colore: da ambrato a quasi nero, secondo le zone di produzione.
Cristallizzazione: in genere assente o a grossi cristalli.
Odore: forte e penetrante.
Sapore: simile all'odore, pungente all'inizio, poi più o meno fortemente amaro a seconda dell'origine.
Usi: come miele da tavola.


MIELE DI MELATA
di Metcalfa pruinosa

Metcalfa pruinosa è un insetto di origine americana recentemente introdotto nel nostro Paese e diffusosi soprattutto nell'Italia nord-orientale. Attacca molte piante diverse sia spontanee che coltivate e produce un'abbondante melata, raccolta dalle api che ne fanno un miele molto particolare.
Colore: molto scuro, quasi nero.
Cristallizzazione: in genere assente.
Odore: vegetale, di verdura cotta, di marmellata di pomodori verdi.
Sapore: decisamente meno dolce e stucchevole dei mieli di nettare, a volte leggermente salato, di malto, di verdura cotta, di prugne secche.
                                        Usi: come miele da tavola.


MIELE DI ERBA MEDICA
Medicago sativa

Viene prodotto prevalentemente in Pianura Padana.
Colore: da chiaro ad ambrato.
Cristallizzazione: cristallizza in alcuni mesi, non raramente con cristalli grossi.
Odore: medio, penetrante, di cera e di vino.
Sapore: piuttosto acido, con una nota vegetale.
Usi: è un miele corposo, adatto da tavola e da pasticceria

venerdì 16 settembre 2011

Milele di Sulla "News"

MIELE DI SULLAHedysarum coronarium
La sulla è una pianta foraggiera caratteristica dei terreni argillosi della regione mediterranea; fiorisce verso la fine della primavera con un bel fiore rosso
Il miele di Sulla contiene fruttosio di alta qualità e grandi quantiotà di oligoelementi (magnesio, rame, zinco, ferro, manganese, zinco) è il miele migliore per lo sport.

Proprietà: Diuretico, corroborante. Ricco di vitamina A,B,C. Disintossicante del fegato. Ottimo regolatore dell'intestino.
Consistenza: Liquido, ma cristallizza dopo pochi mesi.
Colore: chiaro, fino a quasi bianco.
Profumo: Molto tenue, floreale, leggermente di fieno.
Sapore: Delicato con una gradevole nota caratteristica vegetale.
E' possibile prenotare la produzione 2012.

Ciao mondo! In arrivo L'AGRIASILO!

Più di tre genitori su quattro (78%) sognano di far crescere i propri figli in un agriasilo, un ambiente semplice, familiare e naturale.
Realtà nata negli ultimi anni, gli agriasilo si basano su un'idea semplice: far crescere i bambini in un ambiente ricco di stimoli e a contatto con la natura. Un ambiente naturale e familiare, dove giocare all'aria aperta, con piante e animali come "amici" da scoprire e da conoscere, per allargare l'orizzonte sensoriale e la sensibilità verso il mondo esterno.
Quasi cento le iniziative in cantiere, soprattutto in Veneto, Piemonte, Trentino e Friuli. Dopo il primo fortunato progetto, promosso dalla Coldiretti di Torino, stanno nascendo un po' in tutta Italia queste strutture per i più piccoli, che fanno bene alle famiglie e agli agricoltori. Gli agriasili sono dei veri e propri nidi attrezzati all'interno di fattorie e aziende agricole: un modo per aiutare chi vive in campagna a trovare un luogo dove lasciare i figli mentre si lavora, ma anche un'occasione per chi vive in città di far godere ai propri piccoli le gioie della natura.
L'agriasilo, insomma, piace a tutti. Perché permette ai bambini di vivere all'aria aperta, stimolare il loro senso di avventura e la loro fantasia e mangiare cibi sani e genuini, preparati con i prodotti dell'orto. Il tutto imparando a rispettare l'ambiente e i cicli della natura. Una valida alternativa "bio" ai servizi per l'infanzia delle città.
Gli agriasilo rappresentano anche una concreta opportunità imprenditoriale. Così come le fattorie didattiche, ormai presenti in ogni parte d'Italia, sono un'ulteriore conferma di come l'agricoltura possa contribuire a non perdere quel patrimonio di tradizioni e memorie legate alla campagna.

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