PERCHE' UN "BLOG"


Questo blog è un piccolo sito web, da noi gestito, in cui pubblicheremo più o meno periodicamente, come in una sorta di diario online, i nostri pensieri, opinioni, riflessioni, considerazioni ed altro.

Il solo scopo è di poter creare un ambiente all'interno del quale trovare indicazioni e prodotti che appartengono alle vecchie abitudini e usanze contadine.

E' un modo per riappropriarci delle nostre meravigliose campagne purtroppo sempre meno abitate e amate.

Grazie fin d'ora a tutti quelli che vorranno dedicare un pò del loro tempo al nostro blog.


lunedì 11 novembre 2013

"CI PREPARIAMO AL LUNGO INVERNO"



In tutta Italia ormai, a ottobre il raccolto nettarifero è finito. Le famiglie di api si apprestano ad affrontare l'inverno: se in qualche zona più mite non sono stati tolti i melari, questi vanno tolti al più presto per dar modo alle api di organizzare il nido per l'inverno.
In questo mese, occorre concentrarsi su quei lavori in apiario che sono fondamentali per impostare la stagione apistica a venire. S'incomincia a preparare gli alveari per l'inverno: questa fase si chiama preinvernamento che consiste nell'esaminare le condizioni generali degli alveari.
 Un ottimo invernamento, è la premessa per un buon inizio della stagione apistica. 
I controlli consistono: nell'ispezionare esternamente gli alveari e proteggerli dai venti gelidi del Nord; nel vedere se vi è disponibilità di provviste contenenti miele, polline e numero di favi presidiati dalle api per almeno tre quarti; nel ricercare eventuali presenze di malattie e lo stato della regina.
I favi nel nido devono avere nella parte alta dei telaini una fascia di miele di buona qualità, a forma di luna capovolta, di circa sette - otto centimetri. Quelli che contengono melata vanno asportati perché non sono adatti all'alimentazione invernale, essendo poco digeribili. Se troviamo alveari o sciami artificiali con scarsità di provviste, questi vanno alimentati con un’alimentazione solida.
Di solito si ricorre alla somministrazione del candito, quando non abbiamo favi di miele opercolato disponibili prelevati da altre famiglie che ne hanno in sovrappiù o dai favi che abbiamo in magazzino. In questo periodo è da escludere un’alimentazione liquida perché le api, con le basse temperature, non riescono a concentrarla per l'inverno e questo provoca un'alta umidità interna negli alveari, con rischio di malattie come la nosemiasi e l'amebiasi.
Durante le visite dobbiamo restringere il nido: togliendo i favi in sovrappiù e lasciando solo quelli effettivamente presidiati dalle api. I favi neri o ammuffiti, che contengono ancora un po' di miele, dopo averli graffiati con una forchetta, saranno spostati all'estremità del nido oltre il diaframma per indurre le api a ripulirli e tolti nella prossima visita.
Le api, per un corretto preinvernamento, devono coprire a seconda la zona, un minimo di sei o sette favi da nido. Dopo aver ristretto il nido i favi in sovrappiù, per proteggerli dalla tarma della cera, dovranno essere portati in magazzino e subire lo stesso trattamento dei favi da melario. Dopo che le api si sono spostate all'interno dell'alveare per formare il glomere, la porticina va posizionata frontalmente e ristretta a una grandezza pari alla metà della dimensione del glomere. Nelle zone umide le porticine vanno mantenute larghe pari alla dimensione del glomere. Per favorire la ventilazione è consigliabile creare un altro foro opposto alla porticina d'ingresso. Per le api è valido il detto “testa calda e piedi freddi”.
Possiamo iniziare a coibentare gli alveari, inserendo sotto la soffitta un foglio di poliuretano espanso, senza esagerare troppo per non ridurre la traspirabilità degli alveari, altrimenti creeremo l'effetto opposto e cioè la creazione di molta umidità all'interno degli alveari.
I fondi antivarroa vanno di nuovo inseriti e saranno tolti durante il periodo estivo per favorire l'arieggiamento dell'alveare.
D'ora in avanti gli alveari vanno inclinati sul davanti, per favorire la fuoriuscita di condensa che si forma durante l'inverno all'interno degli alveari o alla ripresa primaverile.
Gli alveari devono essere riparati dai venti freddi mediante staccionate o ripari simili e l'apiario nel suo insieme deve essere lasciato tranquillo. Se non è stato fatto il trattamento risolutivo contro la varroa, si deve farlo al più presto.

lunedì 14 ottobre 2013

"ZUCCHERO O MIELE?"


Quale dei due alimenti è migliore?


 Il miele, al contrario di quanto molti credono, è abbastanza simile allo zucchero. Rispetto al più tradizionale dei dolcificanti è però ricco di alcune sostanze particolarmente utili all'organismo: vitamine, sali minerali ed antibiotici naturali.      Considerando le piccole dosi di miele consumate bisogna comunque considerare che l'apporto effettivo di tali micro e oligoelementi è decisamente basso.
Il miele è inoltre più dolce (ha un potere dolcificante superiore) e ciò consente di impiegarne quantità inferiori rispetto allo zucchero da cucina. Il miele ha un contenuto calorico più basso (304 Kcal per 100 grammi contro le 392 dello zucchero tradizionale e le 362 dello zucchero di canna) perché più ricco di acqua. Nonostante ciò un cucchiaino di miele fornisce più calorie e carboidrati rispetto ad un cucchiaino di zucchero, a causa del maggior peso specifico. Il miele, specie se non cristallizzato, è inoltre più difficile da dosare.
Le differenza tra questi due dolcificanti è dunque molto sottile; il miele, in virtù del suo contenuto vitaminico e minerale è sicuramente un alimento migliore dello zucchero anche se molte volte gli vengono attribuite proprietà che non possiede. Per un diabetico sostituire lo zucchero con il miele apporta qualche piccolo vantaggio, ma solo a parità di quantità consumate. L'errata convinzione che il miele sia un alimento "benefico" può condurre il diabetico a consumarne dosi eccessive, mettendo a rischio la propria salute esattamente come farebbe consumando dosi eccessive di zucchero.

E' infine doveroso spendere due parole sulla qualità del miele, spesso alterata da processi industriali e da produttori senza scrupoli. Per questo motivo si consiglia di evitare mieli extracomunitari, specie se commercializzati a basso prezzo da ditte semisconosciute.





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martedì 24 settembre 2013

"SYNGENTA E BAYER MINACCIANO L'EUROPA"

  

A maggio di quest'anno, la Commissione Europea ha sospeso per due anni diversi utilizzi di neonicotinoidi – thiametoxam, imidacloprid e clothiniadin – e dell''insetticida fipronil, per i rischi di tossicità acuta per le api, accertati dall'Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA).

In soli 2 anni, sempre più numerosi studi scientifici, e indagini d'insieme sulla documentazione scientifica, inchiodano gli insetticidi sistemici: sono causa e concausa della crisi delle api! Gli studi più recenti si cumulano alle già notevoli prove scientifiche e fenomeni di campo evidenziatisi negli anni precedenti.

I due colossi agrochimici - Syngenta, produttrice del thiametoxam, e Bayer, produttrice di imidacloprid e clothianidin - hanno ora fatto ricorso alla Corte Europea di Giustizia contro la decisione dell'Unione Europea.

"PRODUZIONE ESTIVA 2013 - E' TEMPO DI BILANCI"

La produzione estiva si conferma migliore di quella primaverile ma sicuramente non soddisfacente: in generale le produzioni sono state medie o scarse, in linea con quelle dello stesso periodo nel 2012, che era stata una annata negativa. Queste le produzioni degne di nota del periodo:

CASTAGNO
Situazione insoddisfacente la produzione è stata di 4-5 kg/alveare

MELATA DI METCALFA
Buone produzioni per questo miele con medie attorno ai 15-20 kg/alveare e punte di 25 kg/alveare nelle zone migliori.

MILLEFIORI ESTIVI
Il raccolto ha dato buoni risultati, con medie di 20-25 kg/alveare e picchi anche maggiori, attorno ai 30 kg alveare negli apiari meglio esposti.

Mercato o meglio quello che dicono gli amici apicoltori.
Permane la situazione di fermo del mercato, soprattutto relativa alle grosse transazioni commerciali di rilievo, quasi del tutto assenti. E' sicuramente forte la preoccupazione per la scarsa produzione annuale, in particolar modo legata all'acacia. Per gli apicoltori più colpiti, infatti, il raccolto potrebbe essere anche del 50% inferiore a quello dell'anno precedente.
In questa situazione, pur nell'incertezza di un mercato che deve ancora registrare le sue attività  principali, è ormai un dato di fatto il generale rialzo dei prezzi rispetto al 2012, dovuto alla mancanza di prodotto, sia in termini quantitativi che qualitativi.

ALTRE INFORMAZIONI
La situazione sanitaria delle api permane buona. Le famiglie dimostrano un buono stato di salute anche se è diffusa la presenza di varroa in tutta Italia. Sono in corso o terminati da poco i trattamenti antivarroa: si attende  l'inverno per verificarne la bontà .

giovedì 18 luglio 2013

"LA MULTIFUNZIONALITA' DELL'AZIENDA AGRICOLA"



In Italia su 1.960.316 aziende agricole censite (dati ISTAT 2003) , sono presenti ben 674.851 aziende di piccolissima dimensione, aventi cioè fino ad 1 ettaro di dimensione. A molte di queste imprese agricole si pone dunque il problema di come integrare il reddito derivante dalle colture e dagli allevamenti. Una possibilità è certamente offerta dal part-time, ampiamente diffuso in Italia, ma oggi un’altra strada è percorribile e si chiama Multifunzionalità.
Essa comprende tutte quelle attività che conferiscono all’agricoltura nuove funzioni di tipo culturale, sociale e ricreativo, e che spaziano dall’agriturismo al Bed & breakfast, dalla vendita diretta alle attività di fattoria didattica. Tali funzioni consentono di integrare il reddito agricolo e restituiscono alla piccola azienda agraria la dignità che merita.
La fattoria didattica: l’agricoltura al servizio dell’educazione
La realtà delle fattorie didattiche è in continua crescita anche in Italia, così come il numero degli insegnanti che utilizzano questo straordinario laboratorio naturale per la piena riuscita delle loro finalità didattiche.


Le fattorie didattiche risultano prevalentemente distribuite nel nord Italia, e svolgono quasi sempre attività organizzate nell’ambito di programmi promossi da enti pubblici o consorzi agrituristici; si registra un aumento di aziende che, singolarmente, propongono le proprie attività alle scuole.
La fattoria didattica è un grande laboratorio all’aperto, dove è possibile abbinare l’apprendimento teorico a quello pratico, mettendo a confronto l’esperienza dell’agricoltore con la curiosità dei ragazzi. E’ di primaria importanza proporre ai giovani i principi di un consumo consapevole e in sintonia con l’ambiente, attraverso l’esperienza diretta del mondo circostante nella sua complessità. L’agricoltore con la ricchezza delle sue conoscenze tecniche specifiche, viene vissuto dai ragazzi come persona competente e affidabile, alla quale ci si può rivolgere con fiducia.
Sempre più scuole utilizzano la metafora dell’ambiente come percorso formativo, promuovendo attività di ricerca, scambio, turismo ecocompatible, e scegliendo mete e itinerari che facilitano la scoperta delle diverse culture insieme ad una nuova consapevolezza delle proprie radici. Tra le possibilità che si presentano alla scuola nell’instaurare utili rapporti di collaborazione con ciò che c’è intorno, per le potenzialità e le forti valenze educative che esprime, le fattorie didattiche assumono un ruolo crescente e significativo.


Le attività didattiche, a certe condizioni, sono un’opportunità economica in più per l’azienda apistica perché possono creare e incentivare altri servizi come la vendita diretta di tutta la gamma dei prodotti dell’alveare.

lunedì 24 giugno 2013

"RIVAROSSA IN FESTA"

La produzione dell'Apicoltura Rivarossa si allarga. Ecco un nuovo miracolo "Il miele di Ailanto". L'ailanto (Ailanthus Altissima della famiglia delle Simaroubacee) è stato importato nel XVIII secolo dall'Asia orientale (Cina e Corea del Nord), per un tentativo di allevamento del lepidottero Philosamia cynthia, originario dell'estremo Oriente per la produzione della seta. Viene anche chiamato l'albero che arriva al cielo o l'albero del Paradiso, per la grande altezza che può raggiungere nelle isole Molucche (oceano Indiano), luogo originario di questa pianta. Può essere considerato una pianta ornamentale, ma è anche molto temuto come infestante, tanto che in Svizzera, è stato inserito nella lista delle piante esotiche invasive dalla commissione per la conservazione delle piante selvatiche. Si inselvatichisce facilmente, in particolare nelle zone periurbane, bordi stradali, stazioni e linee ferroviarie, zone industriali, ruderi, muri, aiole, margini forestali, prati naturali, arrivando agli 80 metri di altezza. Può provocare danni sia alle costruzioni, sia agli ambienti naturali e alla vegetazione indigena, creando ombra e invadendo il suolo con le radici, da cui può ricacciare abbondantemente, mentre i semi alati possono volare sul lunghe distanze. Tollera la presenza di sale nel suolo, la siccità  e l'inquinamento atmosferico.
Fiorisce in giugno.
Si possono avere delle produzioni monofloreali in tutta Italia. Ogni anno di più il miele di ailanto influenza le caratteristiche di molti mieli millefiori estivi, e può anche alterare quelle di mieli come l'acacia (a cui è immediatamente successivo come fioritura) o il tiglio (contemporaneo).

Caratteristiche organolettiche: Colore ambra quando è liquido, ambra chiaro quando è cristallizzato, odore e aroma di media intensità , cristallizza spontaneamente pochi mesi dopo il raccolto.
Alcune parole o espressioni usate per descrivere l'odore: leggermente fruttato, di funghi freschi
Alcune parole o espressioni usate per descrivere il gusto/aroma: fruttato, di latte di fico,di uva moscata, di thè alla pesca (retrogusto).

Per il suo gusto decisamente fruttato e per la sua caratteristica avvolgente, il miele di ailanto si sposa molto bene con macedonie e gelati con la frutta o alla frutta, riuscendo ad armonizzare anche una varietà  di sapori diversi.

martedì 28 maggio 2013

"APICOLTURA URBANA"

L'apicoltura ha rappresentato, fin dai tempi più antichi, una grande risorsa per l'umanità ed è un settore professionale che ha subito una forte espansione negli ultimi anni; attualmente occupa una posizione di rilievo, sia per quanto riguarda la sola vendita dei prodotti apistici, sia per le produzioni agricole che discendono dall'importante lavoro che l'ape svolge per l'impollinazione delle colture agrarie. Non bisogna peraltro dimenticare il fondamentale ruolo dell'ape per l'impollinazione delle piante spontanee. Tale ruolo, benché non facilmente quantificabile dal punto di vista economico, è essenziale per il mantenimenti della biodiversità vegetale e degli equilibri ambientali. L'ape, oltre a svolgere un'azione diretta sull'ambiente, può essere impiegata efficacemente come indicatore biologico dello stato di inquinamento di una determinato territorio (Celli, 1994, Porrini, 2003). In Italia l'attività apistica è diffusa principalmente nelle zone agricole, mentre, in diverse parti del mondo, viene praticata anche in ambiente urbano. Sono davvero tanti i luoghi sorprendentemente dedicati a questa pratica: dai balconi di Londra alla cima dei grattacieli di New York. A Parigi, l'artista e apicoltore Oliver Darnè ha pensato di assecondare la sua passione per le api installando le arnie un po' in tutta la città e producendo il "miel Beton": ad ogni quartiere corrisponde un miele unico il cui sapore è legato all'ambiente circostante e al modo di vita degli abitanti.

Aspromiele è oggi capofila di un innovativo progetto di apicoltura urbana che coinvolge diverse realtà del settore con l'obiettivo di:

  • Salvaguardare le api, offrendo un ambiente diverso di nidificazione
  • Conservare la biodiversità vegetale (e animale) in città
  • Produrre mieli urbani
  • Collocare stazioni di monitoraggio ambinetale
  • Svolgere attività didattiche per diffondere le conoscenze apistiche
  • Offrire, anche se ovviamente limitate dagli esigui spazi disponibili, nuove opportunità di lavoro

lunedì 20 maggio 2013

"PERCHE' BIO"



Forse non tutti sanno che esiste il miele biologico, molti altri lo conoscono ma sono scettici, come si fà a fare miele biologico? Non si può certo controllare dove vanno le api… Queste le obiezioni più comuni.
Principali differenze tra miele biologico e miele convenzionale
Le api di solito bottinano nel raggio di 1 km dagli alveari, nel caso di metodo biologico, non vi devono essere nel raggio di 3 km dalla posizione degli alveari, discariche, strade ad alta percorrenza, impianti industriali, frutteti specializzati o colture estensive.
Altro importante elemento nella produzione di miele biologico sono i trattamenti; Il metodo biologico non consente trattamenti con antibiotici, antiparassitari e con qualsiasi altro prodotto che lasci residui nel miele o nella cera. La cera che viene introdotta nel nido, deve essere esente da residui. Essendo un conservante, tutti i trattamenti effettuati con prodotti chimici rimangono nella cera per decine di anni. Per questo motivo, la cera utilizzata in regime di agricoltura biologica deve essere certificata da analisi chimiche che ne garantiscano l’assenza da residui chimici. Il miele biologico, inoltre, non prevede la microfiltrazione, miscelazione nè pastorizzazione, pratica quest’ultima, che evita la cristallizzazione del miele che denatura tutti gli enzimi, vitamine, proteine e di conseguenza tutto ciò che di salutare ha il miele!

"UN MESE STUPENDO"

Maggio

Mese di raccolto dappertutto!
Fare attenzione al melario, prima che sia completamente pieno aggiungetene uno nuovo subito sopra il nido, cioé sotto quello messo per primo.
Appena opercolato smielate l’ottima robinia affinché non vi si aggiunga nettare di altri fiori.
I telaini non opercolati non vanno smielati, ma riuniti in uno o più melari e dati ancora in custodia a una o più famiglie forti, saranno smielati dopo l’opercolatura.
Controllare gli sciami e sostituire le regine vecchie o difettose. Nutrire con sciroppo se il tempo decorre cattivo.
Fiorisce l’acacia, il tamerice, il pitosporo, il cisto, il tarassaco, la lupinella, il timo, la facelia.
Si riparte!

giovedì 18 aprile 2013

"MITI E LEGGENDE DELL'APPENNINO"

Sasso San Zenobi e Sasso della Mantesca (o del Diavolo).

Mentre il primo - sasso di San Zenobi - pur se pesantemente inciso dagli agenti atmosferici è praticamente integro, il secondo - sasso della Mantesca - risulta spezzato.
Secondo la leggenda Zenobi, vescovo di Firenze nel IV secolo, percorreva l'appennino convertendone gli abitanti al Cristianesimo.
Il Diavolo infuriato lo incontrò sulla via Romana mentre raccoglieva adepti e lo sfidò.
Chi avesse raggiunto la cima del monte per primo portando sulle spalle un enorme masso avrebbe vinto la sfida e, dimostrata la sua superiorità, avrebbe regnato su quelle terre.
Detto questo il Diavolo si caricò sulle spalle un masso di dimensioni enormi e iniziò a correre su per la montagna.
A Zenobi non restò altro da fare che accettare la sfida, e raccomandandosi a Dio si fece il segno della croce e si caricò anch'esso sulle spalle un enorme masso.
Il segno della croce tolse le forze al Diavolo che iniziò a barcollare, mentre Zenobi procedeva spedito portando il suo sasso sulla punta del mignolo.
Quando Zenobi riuscì a sorpassare il Diavolo, questi fu quasi schiacciato dal suo sasso e per non morirvi sotto fu costretto a gettarlo.
Il sasso cadde nei pressi della Mantegna si ruppe.
Indignato per la sconfitta il Diavolo sparì poi fra le fiamme.
Zenobi continuò il suo camminò assieme al popolo fino a raggiungere la cima della salita e qui posò il suo sasso ancora integro, convertendo così a Cristo tutta la gente della montagna.               
  Sono due formazioni ofiolitiche che si trovano la prima nei pressi del Giogo Scarperia, ai margini della strada che proviene da Castel San Pietro, e la seconda pochi chilometri più a valle, sul versante opposto all'abitato di Piancaldoli.

mercoledì 20 febbraio 2013

"RIPRENDIAMO LENTAMENTE IL NOSTRO LAVORO"

"Per la candelora dall'inverno siamo fora, ma se c'é sole o solicello siamo a mezzo dell'inverno"
In ogni caso, la seconda metà dell'inverno è sempre migliore della prima...
Più numerose sono le giornate di sole, durante le quali le api volano, si sbizzarriscono, si allenano con larghi voli nel cielo intorno all'apiario, o si avventurano in cerca di polline e di acqua per la prima covata che all'interno dell'alveare comincia a svilupparsi.
L'apicoltore si rallegra di questa attività che rinnova ogni colonia, ma nel suo intimo, indotto dall'esperienza, teme per il loro sviluppo troppo precoce.
Bisogna dominare lo sviluppo della colonia, accelerandolo o rallentandolo a nostro piacere, in relazione al fine che si deve ottenere:
  • avere colonie forti per il periodo del primo raccolto (Robinia);
  • avere colonie ridotte nei periodi di inattività.
L'apicoltore che in questo periodo nutre l'alveare senza criterio, o in modo esagerato, è come colui che spinge una macchina a tutta velocità, non solo nei momenti di urgenza, ma anche quando potrebbe farne a meno.
La regina non è una fonte inesauribile di uova; ha bisogno, come tutti gli esseri viventi di periodi di attività e di riposo.
Il periodo dell'inizio della nutrizione stimolante dipende dalla zona nella quale ci si trova ed in particolare dall'epoca delle fioriture.
Dopo questa nutrizione, seguire attentamente il comportamento della regina, l'evolversi della famiglia.
Nei pressi dell'apiario è buona norma collocare un abbeveratoio contenente un cucchiaio di sale da cucina sciolto in 5 litri di acqua. Questo perché le api non si allontanino troppo dall'apiario in cerca di sostanze minerali e rischiando così di non rientrare a causa del freddo.
Fiorisce il mandorlo, il rosmarino, il tarassaco, la rapa, i cavoli e la colza.

venerdì 15 febbraio 2013

LE API SI POTRANNO SALVARE DAI VELENI?

L’EFSA (European Food SafetyAuthority) ha individuato una serie di rischi per le api rappresentati da tre insetticidi neonicotinoidi (a noi già noti da anni). La Commissione europea ha chiesto all’autorità di valutare i rischi connessi all’impiego di clothianadina, imadacloprid, e tiamethoxam nel trattamento delle sementi o sotto forma di granuli, con particolare riguardo agli effetti acuti e cronici relativi alla sopravvivenza delle api, sullo sviluppo delle colonie, sugli effetti sulle larve, sul comportamento delle api e ai rischi associati a dosi sub-letali dei tre principi attivi. La valutazione del rischio ha avuto tre diverse osservazioni: 1) Esposizione tramite residui presenti in nettare e polline dei fiori delle piante trattate. 2) Esposizione tramite polvere prodotta durante la semina di sementi conciate o l’utilizzo di granuli. 3)Esposizione tramite residui presenti nel liquido di guttazione prodotto da piante trattate (es. il mais trattato col tiamethoxam).
Intanto, in attesa d’una conclusione, è stato varato un sistema d’intervento apistico chiamato “progetto spia” all’interno del progetto BeeNet gestito dal Cra-api in collaborazione con
l’Istituto zoo profilattico sperimentale delle Venezie, il Dista dell’Università di Bologna e sotto l’egida del Ministero delle politiche Agricole alimentari e forestali.
Il sistema consente agli apicoltori di segnalare le mortalità e le anomalie delle api. Sos api attiverà immediatamente una squadra di pronto intervento per l’assistenza agli operatori che hanno fatto la segnalazione, relazionandosi anche con il Servizio fitosanitario competente per zona e il Servizio Veterinario dell’Asl in maniera da monitorare scientificamente gli allarmi presenti nel territorio.
Nel caso di spopolamenti di alveari, improvvise sparizioni, anomalie biologiche e mortalità eccezionali e inspiegabili di api è bene farne subito segnalazione.

lunedì 21 gennaio 2013

"Contadini: ecco i ragazzi che trasformeranno la terra in oro"

La disoccupazione giovanile si attesta intorno al 37% : l'agricoltura potrebbe offrire delle possibilità I posti di lavoro sono in crescita del 6% nel settore e in tutta Italia compaiono "esempi virtuosi"

Circa vent'anni fa il sistema universitario francese si rivoluzionò con l'intento di ringiovanire la classe docente che stava vistosamente invecchiando e questo poneva una serie di questioni non solo occupazionali ma anche di visione della cultura e dell'insegnamento. Iniziarono così a velocizzarsi e semplificarsi i passaggi da studente a ricercatore, da ricercatore ad assistente, da assistente a docente e nel giro di qualche anno il sistema si rinnovò con beneficio di tutti. La nostra agricoltura è più o meno in quella situazione: pochi operatori, con un'elevata età media, con culture legate ai decenni passati e poche prospettive di futuro, quindi scarso carburante per il presente. A questo si aggiunge un dato che sgomenta: la disoccupazione giovanile veleggia intorno al 37%, e quella complessiva si attesta all'11% appesantendo destini ed esistenze individuali e familiari, e sostanzialmente sprecando un tesoro di intelligenze e potenzialità.

Sembrerebbe un classico 2+2: l'agricoltura ha bisogno di giovani, i giovani hanno bisogno di lavoro.

Da qualche parte ci stanno provando: a Cervere, in provincia di Cuneo, il Consorzio di Valorizzazione e Tutela del Porro, ha fatto il suo 2+2. La domanda di Porro di Cervere cresce, la produzione non è sufficiente, tante persone in paese sono senza lavoro. Non era un 2+2 scontato: i produttori del consorzio avrebbero potuto semplicemente aumentare le loro produzioni, affittare o acquistare altri terreni, il loro ruolo di imprenditori agricoli li avrebbe giustificati. Ma si sono ricordati che prima di essere imprenditori agricoli sono cittadini, sono parte di una comunità. Sicché hanno proposto un bando per disoccupati (www. porro-cervere. cn. it/): loro ci mettono la terra e la formazione per la prima stagione, e il supporto alla commercializzazione del prodotto. Poi, dopo questo anno di prova, chi vuole continuare, chi si sarà appassionato e avrà dimostrato di poter fare questa cosa con serietà, potrà avere l'aiuto di una banca locale per avviare la sua impresa.

Tantissime sono poi le iniziative individuali, al punto che, nonostante tutto, il comparto agricolo pare essere l'unico in questo paese, a segnare andamenti positivi, con il numero dei posti di lavoro in crescita di circa il 6% e le imprese agricole guidate da giovani in crescita del 4%. Si tratta, certo, qualche volta, di trentenni che decidono di riprendere e rivitalizzare aziende di famiglia, sicché si farebbe in fretta a dire: beh, certo, se hai la terra il più è fatto. Non è così: certo avere la terra aiuta, ma gli investimenti necessari per metterla in produzione sono imponenti, così come sono spaventose le trafile burocratiche che occorre seguire per realizzare a norma di legge i propri sogni incastrando i regolamenti comunali con quelli nazionali, cercando la via per accedere a finanziamenti regionali o europei, insomma destinando una quantità impressionante di energie ad altro, prima di fare davvero agricoltura.

È questa la storia di due laureati dell'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, uno, Nicola del Vecchio, tornato in Molise per avviare la sua azienda sui terreni di famiglia (famiglia di medici e avvocati, che di quei terreni non si era mai preoccupata più di tanto limitandosi a darli in affitto) e l'altro, Carlo Fiorani, tornato in Lombardia per far ripartire con criteri di sostenibilità un'azienda agricola lasciata da tempo al suo destino. Non so quando rientreranno di tutti i loro debiti, ma so che vederli vendere o portare in degustazioni i loro prodotti (pane, verdura, frutta, formaggi o salumi) e sentire con che orgoglio, misto a stupore, dicono "l'ho fatto io" mi dà il senso di un futuro solido che si sta costruendo a colpi di concretezza e di straordinaria fatica, ma anche a colpi di coraggio e di sogni spudorati, perché in quest'epoca in cui sognare sembra un'attività da perdenti, bisogna davvero avere una buona dose di sfacciataggine per costruire proprio sui sogni il proprio futuro.
Ma c'è anche chi parte esattamente da zero: niente famiglie di agricoltori alle spalle, niente terreni, niente capitali. Qualche volta anche niente competenze. È la storia di alcuni giovani viticoltori che si stanno cimentando nel campo del vino: I Dirupi (Valtellina), Didier Gerbelle (Valle d'Aosta), Simone Scaletta (Langhe), Gianluca Colombo di Segni di Langa (Langhe), Val Faccenda (Roero), Andrea Tirelli (Colli Tortonesi): storie impastate di curiosità, passione, allegria e fiducia, ma anche di umiltà e di gratitudine verso chi può dare una mano, insegnare, fare rete.

Forse è questo l'asso nella manica che hanno i giovani rispetto ai loro colleghi contadini con qualche decennio in più: fanno rete, chiedono formazione e informazione, usano i vicini di casa o i social network, ma alla fine riescono a capire perché non dovevano potare quando hanno potato o non dovevano lavorare il pane in quel modo lì. E soprattutto sanno tante cose diverse: hanno formazioni in campo umanistico, ambientale, politico, economico. E decidono di darsi all'agricoltura, portando in dono quel che sanno e ricevendo quel che chiunque vorrà insegnargli.

La nuova economia si rafforza quando questi giovani agricoltori sanno operare in tutta la filiera; producono i cerali per fare il pane o allevano pecore per produrre formaggi, studiano forme di nuova commercializzazione diretta. E proprio l'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo nei prossimi mesi metterà in cantiere corsi di apprendistato per salumieri, micro birrai, panettieri, affinatori di formaggi, proprio per rispondere a queste esigenze.

 La società civile ha capito bene che, come giustamente titolava un sito di settore qualche giorno fa, è ora di "salire in agricoltura". È ora che lo capiscano, anzi sono già in grave ritardo, istituzioni, politica e banche.

giovedì 17 gennaio 2013

" A MATTEO" Risposte a domande curiose




11 anni, curioso, attento, sorprendente insomma un futuro apicoltore. Ecco le risposte relative alla nostra ultima giornata di formazione. Vi aspettiamo tutti in primavera per una giornata in apiario.

  • In una famiglia d'api, ogni stagione, vivono 50/80.000 api.
  • L'ape operaia, durante la stagione produttiva, vive circa 50 giorni.
  • L'ape regina vive fino a cinque anni.
  • In un giorno l'ape regina depone fino a 2000 uova.
  • Per deporre fino a 2000 uova al giorno, l'ape regina consuma pappa reale fino a 80 volte il suo peso.
  • La velocità media di un'ape è di 24 chilometri orari e può arrivare fino a 29.
  • Una singola ape, per produrre 1 Kg. di miele, vola per circa 150.000 Km, quasi quattro volte il giro della terra.
  • Per produrre un chilo di miele sono necessari quasi 60.000 voli d'andata e ritorno dall'arnia ai fiori.
  • Ogni alveare "bottina", cioè raccoglie il nettare, per un raggio di tre Km, quasi 3.000 ettari, il corrispondente di 4000 campi di calcio.
  • In un giorno le api di un alveare possono visitare fino a 225.000 fiori.
  • Le api sono tra gli insetti più fragili e sensibili all'inquinamento.

  • Ancora mille grazie a tutti e spero di rivedervi presto!!

    Vale