PERCHE' UN "BLOG"


Questo blog è un piccolo sito web, da noi gestito, in cui pubblicheremo più o meno periodicamente, come in una sorta di diario online, i nostri pensieri, opinioni, riflessioni, considerazioni ed altro.

Il solo scopo è di poter creare un ambiente all'interno del quale trovare indicazioni e prodotti che appartengono alle vecchie abitudini e usanze contadine.

E' un modo per riappropriarci delle nostre meravigliose campagne purtroppo sempre meno abitate e amate.

Grazie fin d'ora a tutti quelli che vorranno dedicare un pò del loro tempo al nostro blog.


mercoledì 30 novembre 2011

SELENITI: "LE ROCCE DI LUNA"

La vena del gesso, che attraversa quasi tutta la nostra Regione, risultando particolarmente evidente nella zona carsica che costituisce il cuore del parco dei Gessi Bolognesi, emerge nuovamente e con particolare imponenza in Romagna, tra Brisighella, la Valle del Santerno e la Valle del Sillaro, a cavallo tra le province di Bologna e Ravenna.
Dal sito ''Parchi in Rete'' della Regione Emilia-Romagna le informazioni dettagliate su questa area protetta di nuova istituzione, sorta per tutelare e valorizzare l'affioramento della Vena del Gesso


PROGRAMMA PER IL SISTEMA REGIONALE AREE PROTETTE E SITI RETE NATURA 2000 - ELAB. TECNICO N.2 - VALUTAZIONE PROPOSTE AAPP

12) Tutelare l'alta valle del Santerno e migliorare la connettività esistente tra i siti e le
Aree protette della parte medio-appenninica: SIC IT4050011 - Media valle del
Sillaro, SIC IT4050015 - La Martina, Monte Gurlano con il Parco regionale Vena del
Gesso Romagnola, il Parco regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi
dell’Abbadessa, l’omonimo SIC IT4050001 ed il SIC/ZPS IT4050012 - Contrafforte
Bologna - Pliocenico e quindi l’omonima Riserva

"UOMINI E LUPI": una convivenza possibile

"Vecchi conflitti e nuovi elementi di tensione nella gestione del rapporto uomo-lupo nell'Appennino Tosco Emiliano"
Un sistema organico di monitoraggio su larga scala rappresentava una priorità identificata anche dal Piano d'azione nazionale per la conservazione del Lupo. D'altronde per affrontare le principali problematiche legate alla presenza di questo predatore è necessario avere informazioni adeguate e affidabili sulla sua presenza intesa come: occupazione spaziale, consistenza numerica, composizione dei branchi locali, nonché un confronto sui dati raccolti in aree geografiche differenti o in periodi diversi.
Per anni abbiamo concentrato i nostri sforzi, ma la percezione che abbiamo è che si vada verso un nuovo fronte di conflitto. La presenza del lupo e di ibridi in aree a forte antropizzazione (fascia collinare) e il successo della "pastorizia di ritorno" (praticata generalmente da persone provenienti da esperienze diverse richiamata in Appennino da scelta di vita più vicino ai ritmi della natura, ma spesso impreparate ad affrontare questi problemi) spinge a porre una fin troppo facile enfasi sulla pericolosità di questi predatori. Si ritiene inve ce che la convivenza sia possibile con una mediata attività di pianificazione e controllo.

venerdì 25 novembre 2011

NOMADISMO APISTICO

Gli apicoltori che praticano nomadismo nel territorio della Regione Emilia Romagna, se si recano in postazioni non censite presso le AUSL di competenza, devono darne comunicazione scritta al Presidente della Provincia di destinazione entro il mese di febbraio di ogni anno (come previsto dalla Legge Regionale n. 35 del 25 agosto 1988 art. 9 e dal Regolamento Regionale n. 18 del 5 aprile 1995) .
Per i territori della provincia di Bologna, la comunicazione deve essere fatta utilizzando il modulo appositamente predisposto e inviata:

Al Presidente della Provincia di Bologna
Assessorato Agricoltura
Commissione Provinciale Apistica
Viale Silvani, 6
40122 Bologna

Nella comunicazione devono essere indicati, come previsto dal modulo:
  • la sede dell'apiario o degli apiari da spostare
  • il numero presunto degli alveari interessati allo spostamento
  • la presumibile data di trasferimento
  • il luogo di destinazione
  • la presunta durata di permanenza nell'area di destinazione
  • il tipo di fioritura del pascolo di cui si vuole beneficiare
In via del tutto eccezionale e per motivate esigenze di sfruttamento di determinati pascoli,ovvero quando si renda necessario ed urgente il trasferimento dell'apiario in nuove postazioni, è consentito lo spostamento degli alveari, senza la prevista segnalazione, fermo restando l'obbligo di comunicazione al Sindaco del Comune di arrivo entro 48 ore, ai sensi del comma 2, dell'art. 8 della Legge Regionale n. 35 del 1988.
Lo spostamento di alveari da una postazione censita ad un'altra censita non richiede alcuna segnalazione.

Qualora gli spostamenti avvengano da zone contaminate dal patogeno Erwinia amylovora (Colpo di fuoco batterico) a zone ufficialmente indenni, è necessario attenersi alle disposizioni emanate annualmente dal Servizio Fitosanitario Regionale con apposito atto.

La Commissione Apistica Provinciale esamina le richieste ricevute, sulla base dei dati del censimento apistico e delle prescrizioni del Servizio Fitosanitario Regionale, e invia ai nomadisti entro il 31 marzo una comunicazione in merito alle postazioni ammesse. In mancanza di comunicazione entro questa data, lo spostamento si ritiene autorizzato.

Gli apicoltori, quando spostano gli alveari per nomadismo o per la costituzione di nuovi apiari, devono rispettare le seguenti distanze minime dagli altri apiari, calcolandole dal centro dei singoli apiari:
  • m. 100 di raggio se gli apiari sono formati da 1 a 10 alveari
  • m. 150 di raggio se gli apiari sono formati da 11 a 20 alveari
  • m. 250 di raggio se gli apiari sono formati da 21 a 30 alveari
  • m. 500 di raggio se gli apiari sono formati da 31 o più alveari
Il diritto di priorità nello sfruttamento del pascolo spetta al richiedente che non abbia apportato modifiche al suo programma di nomadismo.

martedì 22 novembre 2011

"APIABILI" QUANDO UNA PASSIONE DIVENTA IMPEGNO SOCIALE

L'apicoltura per promuovere l'integrazione dei disabili e avvicinare i bambini al tema della diversità: è l'idea del progetto Apiabili, grazie al quale alcuni ospiti di un centro diurno hanno frequentato un corso per imparare a gestire un apiario e poter guidare, poi, le visite scolastiche al centro.
Il progetto, promosso dall'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), si propone un duplice obiettivo: da un lato favorire l'integrazione sociale delle persone con disabilità e il loro inserimento lavorativo, dall'altro abbattere i tanti pregiudizi sulla diversità, cominciando proprio dall'educazione dei più piccoli.
Le persone che l'hanno frequentato – adulti dai venti ai quarantacinque anni con varie forme di disabilità medio-lievi – hanno appreso nozioni e tecniche sull'apicoltura, imparando a gestire l'apiario didattico dell'associazione. Peculiarità del corso è la didattica circolare. «Le lezioni hanno previsto l'alternanza di attività pratiche e contenuti teorici, sempre aperti ai contributi dei ragazzi e accompagnati da momenti ludici».
I primi a intraprendere questo "viaggio" nel mondo dell'apicoltura sotto la guida degli ospiti del centro sono stati quaranta bambini di una scuola primaria. «I ragazzi che insegneranno agli studenti quanto appreso durante il corso hanno ricevuto una preparazione ad hoc in vista delle lezioni e dei laboratori didattici rivolti ai bambini, mentre nelle scuole sono stati distribuiti kit e altri materiali didattici per avvicinare docenti e alunni a questa esperienza».
Speriamo si possano continuare a promuovere queste iniziative!!

venerdì 11 novembre 2011

AGRIASILO - "L'ORTO SCOLASTICO"

Fin dall’inizio ci siamo resi conto che i bambini si aspettavano di mangiare quello che avevano coltivato durante l’anno. Anche se si trattava della stessa insalata che a casa non avrebbero mai toccato. Il fatto di aver custodito la piantina, di averla innaffiata e vista crescere provoca un enorme senso di motivazione, curiosità e anche appartenenza che la fa preferire a tutto il resto ”.
L’esperienza degli orti scolastici è un progetto nato nell’alveo delle attività di Slow Food sei anni fa e cresciuto in fretta, anche nelle avversità economiche e strutturali in cui vive la scuola. “Nel nostro caso  si è trattato di fare un uso alternativo di un pezzetto di giardino. Ora è diventato un luogo in cui far crescere delle nuove coscienze.
A differenza di come spesso si pensa, i bambini non sono naturalmente portati a rifiutare certi sapori amarognoli o aspri come quelli delle verdure. Spesso questo accade solo per pigrizia del palato. Di fronte a un pomodoro coltivato nell’orto della scuola e a uno preso dalla confezione incellofanata del supermercato, i bambini sanno riconoscere la differenza di sapore e facilmente si affezionano al primo, percepito come più gustoso. “A quel punto è elevatissimo il livello di contagio che i bambini possono generare nei confronti della famiglia e spesso un corto circuito virtuoso di questo genere aiuta a portare avanti una piccola comunità a sua volta più consapevole .”

lunedì 7 novembre 2011

UN MATERIALE MERAVIGLIOSO "IL LEGNO"

I LEGNI DURI 

Alla categoria delle essenze dure (o “forti”) appartengono tutti i legni più nobili, tradizionalmente usati per i lavori di ebanisteria, insieme ad altri di minor pregio ma pur sempre caratterizzati da elevata compattezza e ottima resistenza alle sollecitazioni. Ricorrere a legni di questo tipo è indispensabile quando si vogliono realizzare pezzi torniti o sagomati.
I più usati sono l’acacia, l’olivo, il frassino (legni europei), il palissandro, il teck, l’ebano e il mogano (legni esotici).

Il legno di acacia è molto ben lavorabile, essendo molto pieghevole e compatto. Proprio in virtù della compattezza che possiede la sua essenza resiste ottimamente all’umidità. In falegnameria viene utilizzato per la costruzione di strutture esterne, pali di sostegno, travi, scale e elementi per imbarcazioni. Il suo colore aranciato, risalta particolarmente con la lucidatura della superficie, che si presta, peraltro molto bene, a tale operazione.
L’olivo fornisce legname a essenza dura estremamente compatta. Possiede un colore giallognolo, venato di righe più scure ed è gradevolmente profumato. Molto pregiato in ebanisteria, il legno di olivo, fornisce splendide prestazioni nell’intarsio, nella costruzione di mobili ed oggetti torniti.
Il frassino produce un legno che si presta particolarmente ad essere lavorato. E’ di colore madreperlaceo venato e la sua principale caratteristica è la tenacia della fibra.
E’ molto usato nella costruzione di mobili, rivestimenti e arredamenti rustici.
Il palissandro si può lavorare molto bene al tornio e in ebanisteria, giacchè la sua fibra si fende difficilmente. Il suo maggior difetto è di essere poco durevole; a volte si imbarca. Il colore rossastro violaceo è di ottimo effetto per lavori ricercati ed intarsi.
Il teck, proviente dall’Indocina è di facile lavorazione. Richiede stagionatura, ma avvenuta questa può essere adoperato anche per la pavimentazione di locali e per costruzioni navali. I mobili costruiti in teck sono considerati di un certo pregio, per il bel colore marrone scuro e per la loro solidità.
L’ebano è certamente uno dei legni più pregiati che esistono sul nostro pianeta. Si distingue in diverse specie, per colore e durezza. Fra esse la più pregiata è la varietà con legno nero, con la quale le tribù dell’America tropicale costruivano e modellavano i loro amuleti.
La principale particolarità di questo legno è che non galleggia, essendo più pesante dell’acqua. La sua fibra, eccezionalmente dura, viene lavorata al tornio, intarsiata, impiegata nella rifinitura di mobili di lusso e applicata a parti di strumenti musicali.
Il legno di mogano, proveniente dall’America tropicale, è praticamente indeformabile; la sua grana molto fine permette di impiegarlo in varie lavorazioni. Possiede un bellissimo colore rossastro a venatura regolare e, anche se presenta alcune difficoltà nella lucidatura, trova notevole applicazione nella costruzione di mobili.

giovedì 3 novembre 2011

"IL MIELE BIOLOGICO"

..... fare apicoltura per noi è sempre stata una sfida tesa a dimostrare che è possibile allevare api e produrre miele coi metodi dell'agricoltura biologica, rispettando l'ambiente e il consumatore finale.

Sono stati impiegati molti anni per far capire agli Organismi di Controllo che dovevano certificare i prodotti dell'alveare in base alla conduzione senza antibiotici, insetticidi chimici, ormoni, zucchero o surrogati alimentari che dovevano essere bio, che la cera e il legno dei nidi fosse incontaminata e per ultimo che l'ambiente di pascolo fosse idoneo !

In APICOLTURA BIOLOGICA per il controllo delle malattie, si utilizzano solo sostanze di origine naturale ( timolo, oli essenziali e acidi organici ) e si evita l'inquinamento indotto dall'apicoltore, che rappresenta la quasi totalità dell'inquinamento dei prodotti dell'alveare.
L'apicoltore biologico, non pretende di far pascolare le api su " terreni incontaminati" in quanto non esistono, ma esistono sostanziali differenze fra coltivazioni biologiche o convenzionali, fra coltivazioni intensive o estensive, fra pianura padana ( il 33% degli insetticidi venduti in Europa viene " distribuito" in pianura padana)  e Appennino, e dedicando particolare attenzione alle zone di pascolo, accertandosi che siano il più lontano possibile a fonti di inquinamento attive e in aziende biologiche , si ottiene la conformità a quanto richiesto dal Regolamento CE sull'apicoltura biologica.