PERCHE' UN "BLOG"


Questo blog è un piccolo sito web, da noi gestito, in cui pubblicheremo più o meno periodicamente, come in una sorta di diario online, i nostri pensieri, opinioni, riflessioni, considerazioni ed altro.

Il solo scopo è di poter creare un ambiente all'interno del quale trovare indicazioni e prodotti che appartengono alle vecchie abitudini e usanze contadine.

E' un modo per riappropriarci delle nostre meravigliose campagne purtroppo sempre meno abitate e amate.

Grazie fin d'ora a tutti quelli che vorranno dedicare un pò del loro tempo al nostro blog.


martedì 24 aprile 2012

"IL MISTERIOSO E MERAVIGLIOSO MONDO DELLE API"

Perché parlare di questo piccolo insetto, troppo spesso confuso con le vespe, da molti temuto per le sue punture?Le api producono il miele: in genere questa è la sola nozione che la maggior parte della gente ha su di loro, senza peraltro avere la minima idea di come questo avvenga. La produzione di miele era una fonte di reddito diretto nella magra economia dell’agricoltura di montagna, quando il miele rappresentava una componenete importante nell’alimentazione.
Nella società industrializzata odierna, possiamo dire che la funzione di reddito diretto è rappresentata dall’impollinazione, tramite la quale l’ape è da considerare alla stregua di ogni altro strumento tecnico, come indispensabile, senza di lei non si può ottenere la necessaria produzione agricola.
L’ape inoltre rappresenta un indice importante nella valutazione della salvaguardia e della tutela ambientale, vista come indicatore biologico verso ogni tipo d’inquinamento, non solo di tipo chimico, o da ogm, ma anche quello prodotto dai grandi elettrodotti in quanto estremamente sensibile ai campi magnetici.
Quindi, oltre che come indicatore biologico può essere vista come indicatore culturale, poiché capace di promuovere modelli socio economici eco compatibili, che devono essere i veri obiettivi nella programmazione di sviluppo di ogni paese.
L’intento di questo blog è di avvicinare le persone a questi straordinari insetti portando a conoscenza le loro stupefacenti strategie di riproduzione, sopravvivenza e di organizzazione, oltre ad una breve panoramica delle antiche tecniche di allevamento che consentivano di integrare i magri redditi della campagna con la vendita di miele e sciami.

mercoledì 4 aprile 2012

" IL MIO BISNONNO FACEVA L'APICOLTORE! "


Non c’è italiano (o quasi), che ripercorrendo l’albero genealogico della propria famiglia non s’imbatta in qualche antenato legato per vincoli di proprietà, o di sudore, alla bellezza della terra coltivata. Non c’è italiano di ultima generazione (o quasi) che non abbia a disposizione, senza saperne cosa fare e non provando alcun interesse, l’immensa portata di conoscenza e umanesimo di nonni o padri che hanno vissuto coltivando la terra, misurandosi ogni giorno con l’esigenza di ammaestrare la natura. Mi è capitato spesso, in estemporanee e fin troppo fugaci passeggiate in campagna al fianco degli anziani di famiglia, di invidiare l’immenso bagaglio di conoscenza sulle tecniche di coltivazione, già dimezzato rispetto alla generazione precedente, ma infinitamente più ampio rispetto al mio, che con fatica riconosco dalle foglie al massimo dieci o quindici alberi.
Insomma, un genocidio culturale, come diceva il solito Pasolini.
Un genocidio avvenuto lentamente, anno dopo anno, a causa delle trasformazioni della società imposte prima dall’industrializzazione selvaggia della nazione, e dal suo braccio armato, i media, aedi della necessità delle élite di sostituire i vecchi modelli di vita secolare con il pensiero unico del consumatore indefesso.
La nostra è un'esperienza che nasce dal pragma, e che proprio al pragma, cioè alla necessità di amministrare un’azienda agricola familiare in un momento storico di crisi assoluta e forse irreversibile, aggancia il proprio amore assoluto. Un amore che per questo non è mai amore morto, cristallizzato, non è mai l’amore fatuo, estetico, per un’ideale, ma è amore vivo, vitale e incrollabile, costretto a trasformarsi e rinnovarsi circostanza dopo circostanza. Amore vero per la terra e per ciò che essa è in grado di restituire a chi l’affronta.
Il mio bisnonno faceva l'apicoltore per uso domestico e non aveva bisogno di scriverlo. La sua vita era la testimonianza di come l’uomo aveva imparato a dominare la natura senza annichilirla.

martedì 3 aprile 2012

"IN MEZZO AL BOSCO"

Il bosco, in questo territorio ove l’agricoltura era scarsamente praticata, era la principale risorsa di sostentamento, fornendo legna e castagne. I castagneti, infatti, dal medioevo al dopoguerra hanno rivestito un ruolo centrale nell’alimentazione della popolazione.
La ricchezza del bosco di "Rivarossa" non si limita a questo; grandi estensioni di querce, faggi determinano una particolare ricchezza della flora e della fauna.

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Ci si può avventurare per i sentieri a piedi, a cavallo, in mountain bike in percorsi che spesso conducono a radure rocciose o terrazze spalancate sulle diverse vallate. Non è difficile incontrare il cervo o il cinghiale, e ultimo arrivato, il lupo.
Oppure per la ricerca di funghi, tartufi e altri prodotti del sottobosco. La passione della nostra famiglia protegge questo ecosistema, cercando di perseguire il giusto equilibrio fra i "bisogni" della modernità e la necessità di salvaguardia e crescita di un patrimonio naturale insostituibile.

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