PERCHE' UN "BLOG"


Questo blog è un piccolo sito web, da noi gestito, in cui pubblicheremo più o meno periodicamente, come in una sorta di diario online, i nostri pensieri, opinioni, riflessioni, considerazioni ed altro.

Il solo scopo è di poter creare un ambiente all'interno del quale trovare indicazioni e prodotti che appartengono alle vecchie abitudini e usanze contadine.

E' un modo per riappropriarci delle nostre meravigliose campagne purtroppo sempre meno abitate e amate.

Grazie fin d'ora a tutti quelli che vorranno dedicare un pò del loro tempo al nostro blog.


venerdì 15 ottobre 2021

"BUON INVERNO"


Ed ecco che un altro anno si chiude e gli inevitabili bilanci ci introducono ai lavori autunnali.

L’aridità della prima parte della primavera, le prolungate giornate di vento ed i correlati abbassamenti di temperatura (specialmente notturna) di fine maggio e inizio giugno hanno complicato notevolmente l’accesso ad alcune grandi fioriture come acacia, castagno e tiglio e le api in molti casi non sono riuscite ad accumulare adeguate scorte nei nidi. 

Poi come sempre si è lavorato per salvare il salvabile.

A novembre s’incominciano a preparare gli alveari per l’inverno, coibentandoli, affinchè le dispersioni di calore verso l’esterno vengano mitigate, senza ridurne però la traspirabilità. Ci prepariamo ad eseguire i trattamenti risolutivi contro la varroa. Le famiglie che alla visita di controllo si trovano con poche scorte, le aiutiamo inserendo telaini di miele opercolato o in alternativa un pane di candito sopra al coprifavo, in corrispondenza del foro del nutritore.
I favi vecchi che contengono ancora un po’ di miele li graffiamo con una forchetta e li passiamo oltre il diaframma e, una volta ripuliti dalle api, saranno tolti alla prossima visita. I favi nuovi in sovrappiù, che contengono ancora miele opercolato, li porteremo in magazzino, e saranno protetti come i telaini da melario, per poi restituirli alle api all’inizio della primavera.
Poi ci sono tutti i piccoli spostamenti all’interno del nostro apiario per ottimizzarlo, ordinarlo, liberarlo dalla crescita degli arbusti. Montiamo le porticine degli alveari e i vassoi lasciando tranquille le nostre famiglie.
Passiamo infine al riordino del laboratorio di smielatura alla riparazione delle arnie, all’inventario delle attrezzature mancanti e alla preparazione dei telaini.

BUON INVERNO.

martedì 10 novembre 2020

APPENNINO CHE INCANTA "Santuario della Madonna del Faggio"

Partiamo da Castelluccio di Porretta Terme (Alto Reno) e in pochissimo tempo raggiungiamo il Santuario. Rimaniamo colpiti da tanta bellezza e procediamo tra i boschi su un meraviglioso sentiero ad anello che tra i colori dell'autunno ci riporta in poche ore al punto di partenza. Semplicemente magnifico!

LA STORIA:

Tra i pascoli del monte, un giorno, due pastorelli furono aiutati dall’intervento miracoloso della Madonna.
Dopo l’apparizione, un’immagine fu trovata appesa ad un faggio e si volle trasportarla a valle, in paese, per poterla onorare a dovere. Miracolosamente il giorno dopo, l’immagine sacra si trovava di nuovo sul faggio.  La tradizione vuole che l’immagine sia stata scoperta nel 1672 e ancora oggi, il 26 luglio di ogni anno si celebra una festa in suo onore.


La nascita del Santuario vero e proprio è datata al 1722; inizialmente il suo nome era Madonna del Rio Scorticato, dalla località in cui era sorto. Esso si affermò fin dalle origini come importante centro di vita religiosa e devozionale. Dal 1756 iniziò una tradizione analoga a quella bolognese della Madonna di San Luca: una processione per portare l’immagine sacra dal Santuario fino a Castelluccio.  Una peculiarità della Madonna del Faggio era la presenza del cosiddetto “romitto”, un eremita che, risiedendo nella piccola canonica del Santuario, detta appunto romittorio, ne rappresentava il vero e proprio custode, controllando e preservando la chiesa da ogni possibile danno. Dal 1964 questa figura non esiste più.



lunedì 26 ottobre 2020

"STAGIONE APISTICA 2020"

 

Ed ecco che un altro anno si chiude e gli inevitabili bilanci ci introducono ai lavori autunnali.

L’aridità della prima parte della primavera e le prolungate piogge ed i correlati abbassamenti di temperatura (specialmente notturna) di fine maggio e inizio giugno hanno complicato notevolmente l’accesso ad alcune grandi fioriture come acacia, castagno e tiglio e le api in molti casi non sono riuscite ad accumulare adeguate scorte nei nidi. 

Poi come sempre si è lavorato per salvare il salvabile.

A novembre s’incominciano a preparare gli alveari per l’inverno, coibentandoli, affinchè le dispersioni di calore verso l’esterno vengano mitigate, senza ridurne però la traspirabilità. Ci prepariamo ad eseguire i trattamenti risolutivi contro la varroa. Le famiglie che alla visita di controllo si trovano con poche scorte, le aiutiamo inserendo telaini di miele opercolato o in alternativa un pane di candito sopra al coprifavo, in corrispondenza del foro del nutritore.

I favi vecchi che contengono ancora un po’ di miele li graffiamo con una forchetta e li passiamo oltre il diaframma e, una volta ripuliti dalle api, saranno tolti alla prossima visita. I favi nuovi in sovrappiù, che contengono ancora miele opercolato, li porteremo in magazzino, e saranno protetti come i telaini da melario, per poi restituirli alle api all’inizio della primavera.

Poi ci sono tutti i piccoli spostamenti all’interno del nostro apiario per ottimizzarlo, ordinarlo, liberarlo dalla crescita degli arbusti. Montiamo le porticine degli alveari e i vassoi lasciando tranquille le nostre famiglie.

Passiamo infine al riordino del laboratorio di smielatura alla riparazione delle arnie, all’inventario delle attrezzature mancanti e alla preparazione dei telaini.

BUON INVERNO.

mercoledì 8 aprile 2020

"EMERGENZA CORONAVIRUS: L’APICOLTURA E' ESSENZIALE"


“…..Anche i titolari di un solo alveare sono a buon diritto partecipi di un’attività essenziale a prescindere dalla dimensione dell’impresa. Un’attività, peraltro, che la legge italiana definisce inequivocabilmente “come di interesse nazionale utile per la conservazione dell’ambiente naturale, dell’ecosistema e dell’agricoltura”.
Di seguito un Link che rimanda ad un bellissimo articolo di Diego Pagani che invito tutti a leggere.

lunedì 2 dicembre 2019

"L'INVERNAMENTO DELL'APICOLTORE"

Lo slogan «Scorte d’emergenza – per ogni evenienza» ha ormai cinquant’anni, ma è sempre molto attuale, anche se nel frattempo il contesto è cambiato. La stagione è definitivamente archiviata e, ultimati i trattamenti autunnali, ci prepariamo al lungo inverno. Come sempre anno difficile per la produzione ma iniziamo già a lavorare perché il prossimo sia migliore.


"MONTAGNE, CIELI, ORIZZONTI"



L'Appennino bolognese, per sua natura discreto e silenzioso, lontano dalle capitali del turismo così come da quelle dell'arte e degli intellettuali. Un perfetto equilibrio armonico tra bellezza aspra e dolce, impervia e garbata di un territorio con le sue storie e i suoi personaggi.

Il risultato è il ritratto poliedrico di una terra dalla bellezza selvaggia e materna, voluttuosa di una seduzione ipnotica e inebriante. 


Sabato mattina 30 novembre ore 7 in località CASONI DI ROMAGNA. Un territorio che continua a sorprenderci.

martedì 17 settembre 2019

"UN'ATTIVITA' CHE DIVENTA SEMPRE PIU' DIFFICILE"


“La peggiore stagione della storia”: così Diego Pagani, presidente di Conapi, consorzio nazionale apicoltori descrive la produzione di miele del 2019. La più grande realtà presente sul territorio nazionale, osservatorio di assoluto riferimento. Raggruppa 270 aziende, circa 700 apicoltori, con circa 100 mila alveari in tutta Italia (il 45% bio) in grado di produrre fino a 3 mila tonnellate di miele ogni anno.

Un’attività che diventa difficile ogni anno di più. Nel 2019, secondo un’analisi di Coldiretti, a causa del maltempo le api non hanno avuto la possibilità di raccogliere il nettare e il poco miele che sono riuscite a produrre lo hanno mangiato per sopravvivere. Il risultato è che quest’anno la produzione nazionale risulterà ben al di sotto dei 23,3 milioni di chili del 2018. Intanto, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat, le importazioni sono risultate pari a 9,7 milioni di chili nel primi cinque mesi del 2019: circa la metà arriva dall’Ungheria  e quasi il 10% dalla Cina.


Eppure in Italia  esistono più di 50 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api. Nelle campagne italiane ci sono 1,4 milioni gli alveari curati da 51.500 apicoltori di cui 33.800 circa produce per autoconsumo (65%) e il resto con partita iva che producono per il mercato (35%). Non disperdiamo questa meravigliosa eccellenza e sosteniamo il comparto con investimenti mirati e con politiche volte alla riduzione dell’uso dei pesticidi che, assieme alle complicazioni climatiche, rappresentano un enorme rischio per l’intero comparto.