Ed ecco che un altro anno si chiude e gli inevitabili bilanci ci introducono ai lavori autunnali.
L’aridità della prima parte della primavera e le prolungate piogge ed i correlati abbassamenti di temperatura (specialmente notturna) di fine maggio e inizio giugno hanno complicato notevolmente l’accesso ad alcune grandi fioriture come acacia, castagno e tiglio e le api in molti casi non sono riuscite ad accumulare adeguate scorte nei nidi.
Poi come sempre si è lavorato per salvare il salvabile.
A
novembre s’incominciano a preparare gli alveari per l’inverno, coibentandoli,
affinchè le dispersioni di calore verso l’esterno vengano mitigate, senza
ridurne però la traspirabilità. Ci prepariamo ad eseguire i trattamenti
risolutivi contro la varroa. Le famiglie che alla visita di controllo si
trovano con poche scorte, le aiutiamo inserendo telaini di miele opercolato o
in alternativa un pane di candito sopra al coprifavo, in corrispondenza del
foro del nutritore.
I favi vecchi che contengono
ancora un po’ di miele li graffiamo con una forchetta e li passiamo oltre il
diaframma e, una volta ripuliti dalle api, saranno tolti alla prossima
visita. I favi nuovi in sovrappiù, che contengono ancora miele opercolato, li
porteremo in magazzino, e saranno protetti come i telaini da melario, per poi
restituirli alle api all’inizio della primavera.
Poi ci sono tutti i piccoli
spostamenti all’interno del nostro apiario per ottimizzarlo, ordinarlo,
liberarlo dalla crescita degli arbusti. Montiamo le porticine degli alveari e i
vassoi lasciando tranquille le nostre famiglie.
Passiamo infine al riordino del
laboratorio di smielatura alla riparazione delle arnie, all’inventario delle
attrezzature mancanti e alla preparazione dei telaini.
BUON INVERNO.
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