PERCHE' UN "BLOG"


Questo blog è un piccolo sito web, da noi gestito, in cui pubblicheremo più o meno periodicamente, come in una sorta di diario online, i nostri pensieri, opinioni, riflessioni, considerazioni ed altro.

Il solo scopo è di poter creare un ambiente all'interno del quale trovare indicazioni e prodotti che appartengono alle vecchie abitudini e usanze contadine.

E' un modo per riappropriarci delle nostre meravigliose campagne purtroppo sempre meno abitate e amate.

Grazie fin d'ora a tutti quelli che vorranno dedicare un pò del loro tempo al nostro blog.


giovedì 6 dicembre 2012

" UN INVERNO LUNGHISSIMO "


Da novembre in avanti il numero di api inizia a diminuire , quelle che nascono a fine novembre di solito sono le stesse che passeranno poi tutto l’inverno, nei mesi invernali da dicembre /metà gennaio la regina non depone più , la famiglia si riduce ad 1/3 e con l’aumentare del freddo le api si dispongono al centro di un telaino pieno di miele ai lati formando il glomere, si uniscono vicine vicine , la regina nel centro e tutte le api intorno.

Quando fa freddo le api si danno il cambio quelle che sono all’estreno del glomere si trasferiscono al centro e viceversa in questo modo le api riescono a resistere a temperature anche molto basse.

Durante l’inverno si nutrono delle scorte di miele e di polline che hanno accumulato. Sulle scorte le correnti di pensiero sono varie

  • c’è chi dice che ai lati nell’arnia ci devono essere almeno due telaini pieni di miele perchè il miele ha un effetto isolante.
  • e invece chi sostiene che i telaini pieni di miele ai lati abbassano la temperatura all’interno dell’arnia, il miele si raffredda e crea una sorta di effetto frigorifero.
Oggi ho fatto un ultimo controllo, attendo il passaggio di questo lungo inverno, inizio ad immaginare una nuova stagione apistica.
Buon invernamento a tutti . 

venerdì 16 novembre 2012

" IL BOSCO DI IERI E DI OGGI "



Fino a circa 50 anni fa nel bosco si svolgeva gran parte della vita lavorativa degli abitanti delle nostre montagne. Lo sforzo era enorme, oggi impensabile, ma il bosco ripagava i disagi fornendo cibo, materiali d’uso comune e fonti di guadagno. Dalla sua generosità dipendeva la vita delle popolazioni locali. Anni di scarsa produzione significavano fame, povertà, emigrazione. Anche oggi, tuttavia, un castagneto ben gestito con governo a ceduo può dare legna con continuità per uso famigliare, oltre a fornire anche pali da vigna e da costruzione. Lo strame (le foglie) veniva raccolto con le gerle e usato per la lettiera degli animali in stalla, mentre nelle carbonaie gli esperti contadini con il legno producevano il carbone. Anche le ghiande delle querce e le faggiole, i frutti del faggio, rappresentavano un ottimo cibo per i maiali, ma era soprattutto la castagna a fornire riserve per l’inverno – secca, in conserva, sfarinata – e utili guadagni con la vendita.
Evoluzione in atto
Con l’abbandono della coltivazione del castagno (le selve castanili, oggi in via di rivalutazione), nella fascia mediana della valle trovano sempre più spazio estese formazioni di carpino nero e orniello (su suoli mediamente asciutti) e di quercia, acero, frassino e tiglio (in terreni più profondi e umidi). Anche gli spazi aperti sono in netta riduzione per la naturale avanzata del bosco, con una inevitabile semplificazione ecologica del territorio.

mercoledì 10 ottobre 2012

"L'AUTUNNO SI VESTE DI NUOVI COLORI"


L’Appennino Bolognese si estende a sud della città Bologna allungadosi in direzione Firenze, raccordo tra il nord e il sud dell’Italia,  da sempre terra di mezzo e di passaggio oltre che d'insediamento di antiche civiltà che hanno lasciato memorie indelebili della loro presenza. Innumerevoli i viaggiatori che attraversarono le nostre terre nel corso dei secoli, e preziose le testimonianze che raccolgono le immagini regalate al mondo da questi cieli.

“Un oceano di montagne che fuggono ad ondate successive....benedico il cielo di non essere un sapiente: questi ammassi di rocce mi hanno provocato stamattina un'emozione assai viva”
Stendhal 1817

mercoledì 3 ottobre 2012

"LO SAPEVATE CHE... "


Il concetto di multifunzionalità è stato introdotto per la prima volta, a livello internazionale, nella Conferenza mondiale sull'ambiente e lo sviluppo di Rio de Janeiro nel 1992, e in ambito comunitario nella Dichiarazione di Cork del 1996.

Le sue definizioni

Nel definire la multifunzionalità l'OCSE (2001) sottolinea che l'attività agricola, oltre a offrire cibo e fibre: "può anche modificare il paesaggio, provvedere alla gestione sostenibile dell'ambiente attraverso la conservazione del territorio, la gestione sostenibile delle risorse naturali, la preservazione della biodiversità e il mantenimento della vitalità socio-economica delle aree rurali".

L'Unione Europea trova nella multifunzionalità "il nesso fondamentale tra agricoltura sostenibile, sicurezza alimentare, equilibrio territoriale, conservazione del paesaggio e dell'ambiente, nonché garanzia dell'approvvigionamento alimentare".

venerdì 7 settembre 2012

"SEMPRE MIELE"

 
Il miele non ha solo un alto valore nutritivo, ma anche numerose virtù terapeutiche grazie alla struttura ricca di diversi elementi, molti dei quali non ancora del tutto noti, tanto che l’University di Chicago ha inserito il miele nella banca dati degli elementi più salutari, prima di tutto come sedativo e antibatterico.
Per millenni è stata l’unica sostanza zuccherina a disposizione dell’umanità, grazie alla presenza di fruttosio, che ha non solo un alto potere dolcificante, ma genera anche un effetto energetico che dura più a lungo rispetto a quello generato dal glucosio contenuto nello zucchero. Al fruttosio si devono anche altre caratteristiche salutari del miele: ha, infatti, proprietà emollienti, umettanti, addolcenti utili sia a livello del cavo orale e della gola, sia per stomaco e intestino.
Il miele ha anche un’interessante attività antibatterica ed è ricco di polifenoli, un complesso di sostanze che lo rendono particolarmente utile in caso di malattie da raffreddore, tosse, mal di gole e anche picco, e bruciature ed escoriazioni. In realtà, non bisognerebbe parlare semplicemente di miele, ma di MIELI, non solo perché ce ne sono infinite qualità ma anche perchè a seconda della pianta d’origine presenta specifici principi attivi. Per questo motivo gli esperti della Federazione Apicoltori suggeriscono di usare, durante la bella stagione, preferibilmente i mieli di colore chiaro, come acacia e tiglio, che aiutano a depurarsi e ad eliminare le scorie dell’inverno, mentre a partire dall’autunno suggeriscono l’uso di mieli scuri come castagno e abete, più ricchi di minerali e vitamine, che stimolano il sistema immunitario. In ogni occasione, comunque, il miele potenzia l’azione di farmaci e tisane.

mercoledì 29 agosto 2012

"L'APE IN TASCA"


"Competenze di apicoltura come strumento per l'integrazione"

Per Agricoltura Sociale si intende l’insieme di quelle attività, esperienze, programmi e interventi, nei quali vengono condotte attività agricole, di coltivazione, di allevamento o di trasformazione di prodotti agroalimentari, che coinvolgono attivamente fasce deboli della popolazione.
Da sempre l’azienda agricola ha rivestito un importante ruolo sociale non solo per l’aspetto produttivo, ma anche per la conservazione dell’ambiente e della cultura rurale.
Proprio partendo da questa considerazione crediamo che si possano individuare delle forme sostenibili di integrazione al reddito agricolo che favoriscano la conoscenza del mondo rurale, il coinvolgimento attivo di fasce socialmente svantaggiate, la creazione di nuove opportunità professionali.
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Operiamo per favorire lo sviluppo di una cultura interdisciplinare che leghi professionalità tra loro diverse ma accomunate dall’avere come finalità dell’azione il miglioramento della qualità della vita delle persone svantaggiate ed in particolare dal promuovere una loro piena integrazione nel mondo lavorativo e nella società.

Per questo nasce "L'APE IN TASCA", una iniziativa nell’ambito dell’agricoltura etico-sociale che interloquendo con enti locali, servizi socio-sanitari, piccole e medie imprese, cooperative sociali ed enti di formazione e di ricerca sviluppa sinergie atte all’integrazione nel mondo del lavoro agricolo di persone con disabilità o altre tipologie di svantaggio.

Corso: Siamo apicoltori e il corso mira a far conoscere il nostro mondo, nei suoi aspetti tecnici, ecologici e sanitari ma anche nelle sue potenzialità educative e riabilitative. L'obiettivo è di fornire strumenti per la gestione autonoma di un apiario arrivando, dove possibile, all'avviamento verso l'attività di apicoltore con un sostegno costante e duraturo nel tempo.

Contattaci per ulteriori informazioni.


mercoledì 22 agosto 2012

"BIO NON PER PASSIONE"


Ritirati dal mercato propoli e miele contaminati.
Da anni chiediamo più controlli per la tutela delle nostre "eccellenze".
Verifichiamo sempre la provenienza dei prodotti consumati e non inseguiamo sempre il prezzo più basso. Cerchiamo di capire da non esperti se ci possiamo fidare del produttore selezionato.
 
Roma, 18 Maggio 2012 - Ritirate dal mercato nazionale migliaia di confezioni di preparati a base di propoli e scoperte frodi sul miele biologico. Il personale del Corpo forestale dello Stato, grazie ad un'attenta attività investigativa e ad approfondite analisi, ha scoperto che alcune partite di preparati a base di propoli, quali perle e soluzioni idroalcoliche, erano contaminate da acaricidi non consentiti dalla legge. In particolare, la Forestale ha riscontrato una concentrazione di chlorfenvinfos e di coumaphos fuori norma. Per di più, uno dei due acaricidi, il chlorfenvinfos è una sostanza liposolubile vietata in Europa dal 2003.
L'indagine della Forestale, partita nel gennaio 2010, ha portato alla denuncia all'Autorità Giudiziaria di quarantasei aziende del settore, ed ha preso le mosse con il prelievo sul mercato di campioni di miele tradizionale con lo scopo di campionare e analizzare i prodotti. Sono stati prelevati dalla Forestale nelle Marche e in altre regioni del territorio nazionale complessivamente 125 campioni, per accertamenti finalizzati alla determinazione dei fitofarmaci nel miele, nella propoli, nella cera, nella pappa reale e nel favo.
L'operazione, denominata "Ape Maia - Bio", è stata avviata dal Comando Stazione del Corpo Forestale di Comunanza, in provincia di Ascoli Piceno, ed è stata successivamente estesa a tutto il territorio nazionale. L'attività, condotta dalla Forestale, mira a limitare l'utilizzo da parte degli apicoltori italiani di fitofarmaci non consentiti dalla legge nella lotta contro la "varroa" delle api e, nel contempo, a verificare la conformità dei prodotti dell'alveare, secondo le vigenti normative, per garantire al consumatore, un prodotto sano e di qualità. La varroa è un acaro parassita che colpisce le api allo stato adulto e larvale. E' un' infestazione che per la sua rapidità di diffusione rappresenta un annoso problema per l'apicoltura nostrana.
Secondo gli accertamenti eseguiti dal personale della Forestale sul mercato nazionale sono stati immessi ed utilizzati fogli di cera pronti all'uso, contaminati da questi fitofarmaci. Dalle analisi effettuate su alcuni campioni di miele biologico è stata riscontrata, seppur nei limiti tollerati dalla vigente normativa, la presenza dei due acaricidi. Tale presenza, seppur minima, rappresenta un valido indicatore delle operazioni sanificatrici effettuate con principi attivi non consentiti.
Gli uomini della Forestale si sono trasformati, quindi, in veri e propri apicoltori per approfondire le indagini. Dall'attività condotta è emerso che, in alcuni casi, per sconfiggere in modo veloce e a costi bassi il parassita della varroa venivano utilizzate delle striscette imbevute di chlorfenvinfos, all'interno dell'aveare. I risultati delle analisi condotte in seguito sul favo prelevato dal nido, dimostrano che il miele è entrato, sicuramente in contatto con la cera contaminata da sostanze vietate dai disciplinari di settore e non consentite dalle normative europee e nazionali.
Tutti i lotti contaminati sono stati prontamente ritirati dal mercato nazionale e sono stati sequestrati migliaia di preparati alimentari tra cui 2.000 bottigliette in soluzione idroalcolica e 455.000 perle da masticare

lunedì 18 giugno 2012

"LA FORMAZIONE DI SCIAMI ARTIFICIALI"


La formazione di sciami artificiali e una delle pratiche più personali e delicate tra le tecniche apistiche.
Gran parte dei testi consigliano di formare sciami artificiali partendo da 2/3 telaini di covata fresca, covata opercolata, scorte e un telaino con cella reale sufficientemente matura; questa nostra "versione" è leggermente diversa ma molto funzionale.
A meta primavera le famiglie diventano molto popolose al punto che i melari difficilmente bastano a contenere le decine di migliaia di api, è questo il momento più delicato e "complicato" per l'apicoltore. Egli infatti deve cercare di "arginare" gli alveari per portarli a produzione e non farli sciamare naturalmente. Vi sono diverse le tecniche utilizzate a tale scopo, la più sicura è quella di eliminare periodicamente le celle reali con ovvie difficoltà e dispendiosità. All'inconveniente sciamatura si può ovviare mettendo in pratica la tecnica di formazione sciami artificiali.
La tecnica in questione è applicabile quando comincia la costruzione delle prime celle reali di sciamatura (le celle di sciamatura sono costruite in gran numero solitamente nei bordi inferiori e laterali dei telaini. Quando avremo delle belle celle opercolate bisognerà trovare la regina, prelevarla con tutto il telaino e inserirla in un portasciame, aggiungere un telaino di covata opercolata coperto di api e uno di scorte (prelevato dal magazzino o da un'altra arnia), togliere eventuali celle reali da questo sciametto e spostarlo in un altro apiario sufficientemente distante.
Dall'arnia principale, rimasta con 8 telaini si provederà a prelevarne altri 2 colmi di api, con covata fresca e opercolata e belle celle reali, anche questo ulteriore sciametto verrà corredato da un telaino di scorte (prelevato dal magazzino o da un'altra arnia) e trasportato in un altro apiario sufficientemente distante. L'arnia originaria sarà rimasta con 6 telaini stracolmi di api e con una bella cella reale sufficientemente matura, essa riuscirà a produrre tanto nel frangente di orfanità poichè le operaie saranno impegnate esclusivamente per la bottinatura.
Concludendo:

  • Il primo sciame si svilupperà rapidamente avendo la regina già feconda;
  • Il secondo, se le condizioni lo permetteranno, avrà nel giro di 15-20 giorni una nuova regina;
  • L'alveare originario non sciamerà e avrà anche esso una nuova regina nel giro di una ventina di giorni.
Ribadiamo che tale tecnica è utile per contrastare la sciamatura, ingrandire in modo sicuro, veloce ed economico il proprio apiario ed è applicabile a famiglie che si ingrandiscono precocemente. Aggiungo che per noi apicoltori è uno dei lavori di maggior soddisfazione!

"PRODUZIONE ACACIA 2012"


La produzione complessiva è stata influenzata negativamente dal ridotto numero di alveari arrivati alla produzione, in seguito alle elevate perdite di colonie nel periodo autunno-invernale e dallo scarso numero di famiglie “pronte”.




Poi, com’è noto, la stagione non ha aiutato:piogge, temperature notturne troppo basse, sciamature numerose e anomale per modalità. I giorni di buon raccolto (con temperature adeguate) sono stati pochi e concentrati sulla prima fioritura; in generale si può dire che in alcune zone di pianura e appenniniche si è conseguita una produzione media; peggio è andata negli areali prealpini e più settentrionali, dove le fioritura è più ritardata, causa il ritorno di freddo; solo la combinazione di famiglie molto forti e condizioni meteo/fenologiche favorevoli ha consentito, per areali molto limitati, produzioni significative.

 Le prime smielature segnalano un miele piuttosto alto di umidità (poco sotto 18%) e con una presenza importante di nettare di altre essenze (miele carico di colore e “sapido”): in effetti in alcune zone si è prodotto qualche kg di tarassaco o millefiori primaverile.

Avanti con le prossime fioriture!

martedì 15 maggio 2012

"TRADIZIONI CONTADINE"

Non c'è tipo di coltura, non esiste frutto della terra che qui, in Emilia Romagna, non abbia amorevole culla. So bene che ormai difettiamo tutti in fatto di conoscenze rurali, ma facciamo così: il lettore si richiami alla mente, con qualche sforzo, i prodotti della terra quant'essi sono, pendenti dai rami o esumati, a stelo o a viticchio, radenti la superficie o di poco sopra ma anche sotto questo livello. Ricorra ai ricordi d'infanzia, a quanto apprese dalla scuola dei nonni che furono sempre i migliori maestri. Ecco: tutto ciò egli si raffigura, lo trova. E lo trova in condizioni eccellenti, in virtù del corretto modo d'applicare la scienza dell'alimentazione alle esigenze dei mercati internazionali. O non sta forse tornando, il mondo dove viviamo, al villaggio da cui esso era partito?
Quando altrove, ad altre latitudini più a sud e più a nord, i grandi manipolatori del nostro futuro ideale davano l'agricoltura per derelitta e la costringevano a esserlo, in Emilia Romagna la si prese per mano, rieducandola a camminare, a essere autonoma, dopo la lunga malattia alla quale l'aveva esposta l'insipienza di pseudo indovini. La chiaroveggenza emiliana veniva dal diretto contatto con la natura, dal tentativo, riuscito, di abbinare ragionevolmente la chimica alle varie fasi di lavorazione del terreno. Nessun ostracismo preconcetto. Nessuna concessione alle blandizie reclamistiche di alcune industrie tendenti a forzare l'equilibrio di un rapporto che da una giusta collaborazione ha tutto da guadagnare, mentre le prevaricazioni dei fitofarmaci nuociono, al pari dell'abuso d'ogni medicina.
Se il podere progredisce, si libera dai precordi l'animo contadino che, per conoscerlo, bisogna esserci, esserci nati, sentirsene impastati. Sennò si scrivono dei maleodoranti elzeviri in lode di quello che non esiste più, si dipingono quadri idillici introvabili se non dentro il cuore, si scende negli inferi d'una retorica da strapazzo e di essa i contadini ridono per primi.
E l'animo contadino, specie in Emilia Romagna (ma la ruralità ha costumanze omogenee), è pieno di slanci, privo delle grettezze che frettolosamente si addebitavano a quanti dovevano misurarsi, per secoli, con un'economia risicata all'osso. E' un temperamento fatto di grande umanità, di socievolezza, schietto come certi vini che, quando infingono, te ne accorgi subito e te ne disfi. Porta in sé, quell'animo, un bagaglio culturale nella contraddizione solo apparente fra un cuore che batte all'antica e una mente proiettata nel futuro.

"LA FIORITURA DELL'ACACIA"

Fioritura d'acacia inusuale. Le piante testimoni o "sentinella" in quest'umida primavera non "dicono" nulla agli apicoltori, adusi a leggerne i segnali premonitori. Esposte a sud, valloni freddi, giovani, vecchie...le categorizzazioni abituali non tornano. Come leggere l'incipiente fioritura? E' possibile/probabile che la fioritura sia lunga e scalare? E' possibile che l'inconsueta quantità d'acqua, diversamente distribuita e immagazzinata nei terreni, influisca, e non poco, sul diverso cadenzamento del ciclo della vita floreale, secondo la posizione delle piante?  E' il momento in cui l'apicoltore fa i conti con le sue ansie di raggiungere il risultato e in cui prende atto della complessità degli "indomabili" fenomeni naturali. Trae un primo bilancio del suo operato, lo confronta con gli anni precedenti mentre...compulsa freneticamente le previsioni meteo. Ma ci si puo anche... dedicare a conoscenza..e uso delle cartine fenologiche del progetto IPHEN.

Ma..cos'è la fenologia? 

mappa della fioritura della acacia in Italia 26 aprile 2012La fenologia vegetale in particolare si occupa della definizione delle fasi di sviluppo (o fasi fenologiche) delle piante in particolari scale fenologiche e della registrazione delle date in cui esse si verificano nei diversi ambienti.

martedì 24 aprile 2012

"IL MISTERIOSO E MERAVIGLIOSO MONDO DELLE API"

Perché parlare di questo piccolo insetto, troppo spesso confuso con le vespe, da molti temuto per le sue punture?Le api producono il miele: in genere questa è la sola nozione che la maggior parte della gente ha su di loro, senza peraltro avere la minima idea di come questo avvenga. La produzione di miele era una fonte di reddito diretto nella magra economia dell’agricoltura di montagna, quando il miele rappresentava una componenete importante nell’alimentazione.
Nella società industrializzata odierna, possiamo dire che la funzione di reddito diretto è rappresentata dall’impollinazione, tramite la quale l’ape è da considerare alla stregua di ogni altro strumento tecnico, come indispensabile, senza di lei non si può ottenere la necessaria produzione agricola.
L’ape inoltre rappresenta un indice importante nella valutazione della salvaguardia e della tutela ambientale, vista come indicatore biologico verso ogni tipo d’inquinamento, non solo di tipo chimico, o da ogm, ma anche quello prodotto dai grandi elettrodotti in quanto estremamente sensibile ai campi magnetici.
Quindi, oltre che come indicatore biologico può essere vista come indicatore culturale, poiché capace di promuovere modelli socio economici eco compatibili, che devono essere i veri obiettivi nella programmazione di sviluppo di ogni paese.
L’intento di questo blog è di avvicinare le persone a questi straordinari insetti portando a conoscenza le loro stupefacenti strategie di riproduzione, sopravvivenza e di organizzazione, oltre ad una breve panoramica delle antiche tecniche di allevamento che consentivano di integrare i magri redditi della campagna con la vendita di miele e sciami.

mercoledì 4 aprile 2012

" IL MIO BISNONNO FACEVA L'APICOLTORE! "


Non c’è italiano (o quasi), che ripercorrendo l’albero genealogico della propria famiglia non s’imbatta in qualche antenato legato per vincoli di proprietà, o di sudore, alla bellezza della terra coltivata. Non c’è italiano di ultima generazione (o quasi) che non abbia a disposizione, senza saperne cosa fare e non provando alcun interesse, l’immensa portata di conoscenza e umanesimo di nonni o padri che hanno vissuto coltivando la terra, misurandosi ogni giorno con l’esigenza di ammaestrare la natura. Mi è capitato spesso, in estemporanee e fin troppo fugaci passeggiate in campagna al fianco degli anziani di famiglia, di invidiare l’immenso bagaglio di conoscenza sulle tecniche di coltivazione, già dimezzato rispetto alla generazione precedente, ma infinitamente più ampio rispetto al mio, che con fatica riconosco dalle foglie al massimo dieci o quindici alberi.
Insomma, un genocidio culturale, come diceva il solito Pasolini.
Un genocidio avvenuto lentamente, anno dopo anno, a causa delle trasformazioni della società imposte prima dall’industrializzazione selvaggia della nazione, e dal suo braccio armato, i media, aedi della necessità delle élite di sostituire i vecchi modelli di vita secolare con il pensiero unico del consumatore indefesso.
La nostra è un'esperienza che nasce dal pragma, e che proprio al pragma, cioè alla necessità di amministrare un’azienda agricola familiare in un momento storico di crisi assoluta e forse irreversibile, aggancia il proprio amore assoluto. Un amore che per questo non è mai amore morto, cristallizzato, non è mai l’amore fatuo, estetico, per un’ideale, ma è amore vivo, vitale e incrollabile, costretto a trasformarsi e rinnovarsi circostanza dopo circostanza. Amore vero per la terra e per ciò che essa è in grado di restituire a chi l’affronta.
Il mio bisnonno faceva l'apicoltore per uso domestico e non aveva bisogno di scriverlo. La sua vita era la testimonianza di come l’uomo aveva imparato a dominare la natura senza annichilirla.

martedì 3 aprile 2012

"IN MEZZO AL BOSCO"

Il bosco, in questo territorio ove l’agricoltura era scarsamente praticata, era la principale risorsa di sostentamento, fornendo legna e castagne. I castagneti, infatti, dal medioevo al dopoguerra hanno rivestito un ruolo centrale nell’alimentazione della popolazione.
La ricchezza del bosco di "Rivarossa" non si limita a questo; grandi estensioni di querce, faggi determinano una particolare ricchezza della flora e della fauna.

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Ci si può avventurare per i sentieri a piedi, a cavallo, in mountain bike in percorsi che spesso conducono a radure rocciose o terrazze spalancate sulle diverse vallate. Non è difficile incontrare il cervo o il cinghiale, e ultimo arrivato, il lupo.
Oppure per la ricerca di funghi, tartufi e altri prodotti del sottobosco. La passione della nostra famiglia protegge questo ecosistema, cercando di perseguire il giusto equilibrio fra i "bisogni" della modernità e la necessità di salvaguardia e crescita di un patrimonio naturale insostituibile.

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sabato 31 marzo 2012

"L'APE E' L'ANIMALE DEL 2012"

ape selvaticaAvete mai sentito parlare di Ape Longicorne? Molto probabilmente no. Si tratta di un “trasporattore di polline” che fa parte delle circa 580 specie di api selvatiche presenti in Svizzera e rappresenta l’incredibile varietà dei preziosi apoidei.
"Ogni specie conta”. Chi è impegnato nella salvaguardia dell’ambiente e dell’ecosistema, non può che eleggere l’ape longicorne animale del 2012. L’obiettivo è altresì richiamare l’attenzione sui milioni di insetti “invisibili” che conservano la nostra base vitale, la biodiversità, e sensibilizzare la popolazione sull’importanza di questi meccanismi.
Non tutti forse sanno che le api selvatiche sono fondamentali per la base vitale di tutti noi. E’ solo grazie alla loro lavoro di impollinazione che noi possiamo godere della varietà del nostro ecosistema. Se queste operose ronzatrici dovessero sparire, la diversità delle piante ne risulterebbe gravemente impoverita e con essa la base alimentare per l’uomo e gli animali. Ed è necessario, ora più che mai, non abbassare la guardia. Basti pensare che il 45% di tutti gli apoidei è nella Lista Rossa svizzera delle specie minacciate e in pericolo d’estinzione
Cosa fare allora per salvaguardare questa specie? Le api selvatiche necessitano di biotopi adeguati per la ricerca del cibo e la riproduzione e quindi la loro protezione consiste in primo luogo nella protezione dei biotopi, ma anche nella protezione paesaggistica. Nello specifico sono di particolare importanza per la sopravvivenza delle api selvatiche in Svizzera ma anche in Italia i biotopi a vegetazione rada. Infatti, circa metà delle specie – tra cui le api longicorne – costruisce i propri nidi nel suolo. Siffatti biotopi rischiano però di sparire nel nostro paesaggio addomesticato ed edificato; d’altronde, anche l’agricoltura intensiva a base di monoculture ed erbicidi totali sottrae alle api nutrimento e luoghi di nidificazione.

mercoledì 21 marzo 2012

"L'APE VA IN CITTA'"

Da sempre Luis Vuitton è simbolo di lusso , stile e ricchezza: le sue borse sono un must have per tutti i fashion addict e  la sua boutique a Parigi in Rue du Pont Neuf è uno dei luoghi per eccellenza dello shopping, tanto da dare addirittura il nome a una borsa della Maison;  e proprio dai tetti della storica sede arriva il più recente pezzo della collezione della Casa francese, il nettare degli dei: il miele.

Miele Louis Vitton
Miele Louis VuittonDue anni fa l’apicoltore Nicolas Geant  propone  la messa a dimora di diversi alveari sui tetti della LVMH; forte del successo avuto con un’operazione gemella effettuata sui tetti del Grand Palais, dove 140.000 api  operaie producono il pregiato miele millefiori Grand Palais, Geant ha avuto parere positivo, l’operazione è partita e il risultato è arrivato all’inizio di questa estate: 75 chili di miele, ovvero 500 vasetti contenenti lo squisito nettare chiamato Belle jardiniere (dal nome di uno storico negozio della zona). I pregiati vasetti non sono in vendita bensì vengono donati a ospiti e collaboratori della Maison francese. L’operazione eco-chic firmata Vuitton riporta l’attenzione sul problema della moria delle api a causa dei neonicotinoidi e sul dibattito scientifico, e conseguentemente legislativo, sui fitofarmaci impiegati in agricoltura, particolarmente infuocato negli ultimi tempi.

Louis Vitton Arnie
Louis Vitton ArnieLe arnie cittadine sui tetti della LVMH e su quelle del Grand Palais non sono però le prime, e speriamo nemmeno le ultime: la stessa Parigi ospita colonie anche sui tetti del Giardino del Lussemburgo e su quelli dell’Opéra Garnie e i cosiddetti “beekeepers”, di cui Nicolas Geant è l’esponente più famoso, operano già da tempo sui tetti delle metropoli mondiali: non solo Parigi quindi ma anche New York, Londra, Berlino, Hon Kong, Roma. Nella capitale, a Villa Wolkonsky, sede dell’Ambasciata britannica, sono ospitati due alveari le cui api, in ottima salute, nutrono e impollinano gli alberi da frutto dello splendido giardino della villa. La colonia inglese a Roma è figlia di quella che Inghilterra sta diventando un’abitudine, ovvero le api da città, ospitate in terrazzi, balconi e giardini. Moda eco-radicalchic o fuga dalla campagna? Noi che vogliamo essere ottimisti speriamo rappresenti una doppia presa di coscienza: che l’ape è una sentinella dell’ambiente e, proprio per questo, il suo ecosistema naturale, dove è possibile, deve essere la campagna, ma che è comunque positivo che produrre miele “faccia tendenza” e se quello del Grand Palais è brutto, pensiamo al miele di lavanda di Provenza, all’agrumi di Sicilia, all’acacia delle Prealpi e via elencando.

 C’est plus facile: ci pensano le api, basta non ucciderle con “molecole malate” che prima o poi avvelenerebbero anche noi.

venerdì 24 febbraio 2012

La sciamatura - "UN GRANDE SPETTACOLO"


TANTO AMATA E ODIATA

In primavera, nel momento di maggior sviluppo, le api allevano nelle celle reali le nuove regine.
Pochi giorni prima che queste sfarfallino la colonia si divide: la vecchia regina insieme alle api più anziane, dopo essersi rimpinzate di miele, sciamano lasciando l'alveare.
Le api dello sciame si fermano su di un grosso ramo attendendo che le esploratrici trovino un luogo adatto per fondare una nuova colonia.
Nell'alveare, intanto, dalle celle reali sfarfallano le nuove regine, ma sarà una sola a prendere possesso dell'alveare.
Alcuni giorni dopo la giovane regina uscirà per il volo nuziale dove sarà fecondata dai fuchi ed inizierà, poi, a deporre le uova.

mercoledì 22 febbraio 2012

"ADOTTA I SAPORI" (Mai pensato di adottare delle api?)

Dalle vigne alle api, dai maialini al grano: ecco come fare la spesa salvando la campagna

di GIUSEPPE CALABRESE
Mai pensato di adottare delle api? Oppure un campo di grano? E un castagno? L'agricoltura toscana è in crisi e si mette sul mercato. Così da qualche anno promuove una campagna di adozioni che coinvolge già  una trentina di aziende. E' «Un fenomeno in forte crescita conferma Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana che ha due ragioni di fondo: da una parte è un mezzo per affrontare la crisi, dall'altro permette di riavvicinare la gente all'agricoltura. I primi dati sono incoraggianti e prospettano mercati interessanti».

All'inizio c'era soprattutto il vino e c'è ancora , ma adesso l'offerta si è allargata. A Quarrata le scuole della zona hanno adottato un campo seminato con grano Verna nell'Oasi Agrituristica Baugiano l'azienda di Stefania Corrocher è stata premiata a Bruxelles come progetto più innovativo d'Europa e con la farina vengono prodotte le schiacciate per la mensa dei bambini. Sulle Apuane, nell'agriturismo Le Poiane, con cinquanta euro si possono adottare le api. «Abbiamo iniziato questo percorso due anni fa spiega Fortunata Spader per far appassionare le persone e fare cultura sulla produzione del miele e di altri prodotti». Gli adottanti sono una decina e in cambio, oltre a visitare l'azienda e a seguire il procedimento di produzione del miele, ricevono propoli, polline e miele ai vari gusti.

Insieme possiamo salvare la campagna. Contattaci per maggiori informazioni

mercoledì 8 febbraio 2012

"L'APE E IL MIELE"

Le api utilizzate in apicoltura per la produzione di miele appartengono alla specie Apis mellifica, apprezzata per la sua efficienza e l’indole poco aggressiva.
Dentro l’alveare

Ogni arnia ospita parecchie decine di migliaia di api e una sola ape regina.
Di dimensioni maggiori rispetto alle altre api, l’ape regina è l’unica feconda e nutrita, diversamente dalle altre, con pappa reale.
Essa può raggiungere anche i 5 anni di vita, durante i quali ha un solo compito: quello di procreare.

I maschi, o fuchi, sono di dimensioni inferiori alla regina, anche se più grandi delle api operaie. Anche loro hanno una sola funzione: fecondare la regina, incapaci persino di nutrirsi. Il fuco che feconda la regina muore subito dopo l’accoppiamento, mentre gli altri sono scacciati o lasciati morire di fame o uccisi.

Le api operaie sono di piccole dimensioni e hanno una vita media di circa 4 settimane, anche se in inverno possono raggiungere anche i 3 o 6 mesi.
Alle api operaie è assegnato il compito della produzione del miele.

La vita dell’ape operaia è scandita da fasi precise:

 Dal 4° giorno di vita le larve femmine, destinate a diventare operaie, sono nutrite solo con miele.
La loro prima occupazione appena mature è la pulizia delle celle con la propoli, sostanza antisettica da esse prodotta.
Diventano poi nutrici alimentando, tra le altre, quelle larve che esse prescelgono come future regine, con la sola pappa reale e che producono per mezzo delle ghiandole faringee, trasformando il nettare portato dalle api bottinatrici.

 Dal 13° giorno di vita l’apparato digerente dell’ape operaia si completa ed essa avrà il compito della produzione del miele, sempre elaborando nettare e polline raccolti dalle bottinatrici, passandoli di bocca in bocca fino alla completa trasformazione.
Parte del miele e del polline sarà consumata per il sostentamento corrente, mentre una parte è invece conservata nelle cellette, che chiuderanno con uno strato di cera e che servirà per alimentare le larve in periodi di carestia.
L’ape operaia prepara la cera tramite le ghiandole addominali e costruisce i favi fatti di cellette esagonali, dove la regina depone le uova e dove sono conservati miele e polline.
L’operaia ventila anche il miele immagazzinato battendo vorticosamente le ali, per ridurre la quantità d’acqua, evitando così la fermentazione.

 Al 18° giorno l’ape operaia diviene guardiana, e il suo veleno diventa più virulento per difendere la porta dell’alveare.

 Dal 21° giorno in poi il mondo circostante l’alveare, per un raggio di 3 km, diventerà il suo ambiente di lavoro.

 Per gli ultimi 20, 30 giorni di vita l’ape, divenuta bottinatrice, affronterà un faticosissimo lavoro di andirivieni tra i fiori e l’alveare carica di nettare e di polline.
Affronterà 250.000 voli per raccogliere il nettare necessario alle api operaie più giovani per produrre 1 kg di miele!

Da questa meticolosa attività d’impresa nasce un prodotto straordinario, ricco di virtù esclusivamente naturali: il miele.

martedì 17 gennaio 2012

"APIRAGAZZI" - A scuola con le api!

Offriamo una proposta formativa di educazione ambientale per le scuole utilizzando l'apicoltura come strumento didattico.
Ogni singolo intervento è della durata di circa 3 ore , ed è suddiviso in due parti:


- una lezione sull'organizzazione dell'alveare e sul ruolo fondamentale dell'ape ("Se un giorno le api dovessero scomparire, all'uomo resterebbero soltanto quattro anni di vita." )
- una lezione sulla produzione del miele nel pieno rispetto della natura  ("Bastano due minuti: un'ape beve le gocce d’acqua essudate da piante di mais trattate con i nuovi potenti insetticidi neonicotinoidi, e nel giro di soli due minuti cade a terra morta." )

Gli interventi rivolti alla scuola materna sono semplici, non nozionistici ma chia­ri e precisi, in modo da fornire nuovi elementi di conoscenza tramite l'utilizzo di divertenti dimostrazioni  pratiche, volte a sfruttare la naturale predisposizione dei bambini al gioco ed alla partecipazione.

Per lo svolgimento degli interventi verranno utilizzati i supporti didattici adeguati alle spiegazioni ed alle dimostrazioni pratiche.

Al termine dell'intervento ad ogni bambino verranno consegnati materiali inerenti alle nozioni trattate e/o che siano stati realizzati durante le dimostrazioni pratiche.

CONTATTATECI!