PERCHE' UN "BLOG"


Questo blog è un piccolo sito web, da noi gestito, in cui pubblicheremo più o meno periodicamente, come in una sorta di diario online, i nostri pensieri, opinioni, riflessioni, considerazioni ed altro.

Il solo scopo è di poter creare un ambiente all'interno del quale trovare indicazioni e prodotti che appartengono alle vecchie abitudini e usanze contadine.

E' un modo per riappropriarci delle nostre meravigliose campagne purtroppo sempre meno abitate e amate.

Grazie fin d'ora a tutti quelli che vorranno dedicare un pò del loro tempo al nostro blog.


venerdì 28 ottobre 2011

Dal produttore al consumatore il prezzo cresce del 300%

Dal produttore al consumatore il prodotto aumenta il prezzo di vendita del 200%. Il dato emerge dal recente studio della Banca d'Italia. Tra le cause del forte rincaro dei prezzi si annoverano i troppi passaggi di mano della catena distributiva e una filiera agro-alimentare lunga che penalizza soprattutto i coltivatori diretti ed i consumatori. L'accesso ai mercati generali all'ingrosso è poco agevolato, con orari poco flessibili e non informatizzato. Un fattore che si traduce in mancanza di concorrenza e nel rincaro dei prezzi al consumatore.

Troppi intermediari e strutture all'ingrosso troppo vecchie

Negli altri paesi europei la filiera genera un rincaro del 60-80%, un giusto profitto sia per chi coltiva sia per chi distribuisce il prodotto, che non scarica eccessivamente l'onere del surplus sul prezzo del consumatore finale. L'obiettivo è quindi molto facile: ridurre gli intermediari ed i passaggi di mano dal produttore al consumatore. La grande distribuzione italiana acquista dai coltivatori diretti soltanto il 25% della merce, ricorrendo agli intermediari per tutti gli altri casi. Altro aspetto critico italiano è costituito dalla mancanza di mercati generali di grandi dimensioni. La rete distributiva italiana è composta soprattutto da un elevato numero di strutture di piccole dimensioni che non facilita la concorrenza e il ribasso dei prezzi. In altri paesi, come Spagna e Francia, l'intero sistema distributivo è affidato ad una ventina di grandi mercati all'ingrosso, dislocati ad equa distanza sul territorio nazionale per ridurre i costi di trasporto delle merci.

Un'occasione per ristrutturare la filiera

Comprare direttamente dove il miele viene prodotto. Da oggi è possibile!
Contattaci per avere maggiori informazioni.

martedì 18 ottobre 2011

"CERA D'API" un altro miracolo!

"La cera d'api è un prodotto dell'Apicoltura.
La cera è secreta dalle api di una ben determinata età in forma di sottili scaglie. Le scaglie sono prodotte dalle api operaie, di età compresa tra i 12 e i 17 giorni, mediante otto ghiandole situate nella parte ventrale dell'addome, per la precisione sui lati interni degli sterniti (le protezioni ventrali presenti in ogni segmento del corpo). La cera è prodotta nei segmenti addominali dal 4 al 7. La dimensione di queste ghiandole dipende dalll'età dell'operaia.
Le api mellifere usano la cera d'api per costruire le celle del loro favo, dove vengono cresciute le larve e depositati miele e polline. Affinché le ghiandole possano secernere la cera, la temperatura dell'alveare deve essere compresa tra 33 °C e 36 °C e le api devono consumare una quantità di miele di circa otto volte superiore in peso.

Si stima che le api volino per 530.000 km per raccogliere 1 kg di miele. Quando gli apicoltori vanno ad estrarre il miele, disopercolano ogni cella, cioè ne recidono la copertura. Essa può avere un colore variabile dal giallognolo al brunastro, a seconda della purezza e del tipo di fiore raccolto dalle api. La cera dei favi di covata tende ad essere più scura di quella proveniente dai favi di miele, dal momento che le impurezze vi si accumulano più velocemente. A causa di tali impurezze, la cera deve essere trattata prima di qualsiasi utilizzo: lo scarto che ne deriva si chiama feccia della cera.

venerdì 14 ottobre 2011

"BASTANO DUE MINUTI" Vietiamo l'uso di nuovi potenti insetticidi

Bastano due minuti: un'ape beve le gocce d’acqua essudate da piante di mais trattate con i nuovi potenti insetticidi neonicotinoidi, e nel giro di soli due minuti cade a terra morta. Queste le ultime scoperte degli scienziati sul rapporto tra pesticidi utilizzati in agricoltura e la crescente moria delle api che ha colpito il nostro Paese: un risultato che apre interrogativi sui possibili effetti di questi veleni sull’uomo.

LA «GUTTAZIONE» - Se fino ad ora gli scienziati si erano limitati a constatare gli effetti micidiali sulle api della dispersione dei neonicotinoidi (sostanze utilizzate nella concia dei semi) all’atto della semina del mais, e del loro inquinamento di nettare e polline a causa della loro azione sistemica, adesso si aprono scenari ancora più allarmanti: fra le fonti di raccolto d’acqua preferite dalle api ci sono le gocce che trovano sulle piante, come la rugiada e le gutte, ovvero le essudazioni delle foglie. Proprio queste risulterebbero estremamente contaminate e velenose: il professor Vincenzo Girolami dell’Università di Padova, afferma che «le guttazioni (gocce di acqua che tutte le giovani piante di mais producono in abbondanza sulla punta delle foglie) di piante ottenute da semi di mais conciati, se vengono bevute dalle api le uccidono entro 2-10 minuti ed entro 20-40 minuti se solo vengono assaggiate per un attimo estraendo la ligula (la lingua a proboscide delle api)».

giovedì 13 ottobre 2011

"LA PROPOLI" - Natura al servizio dell'uomo

La propoli è prodotta dalle api ed è perciò composta principalmente da secrezioni resinose che le api raccolgono sugli alberi (pioppi, abeti, olmi, betulle, ecc.) e che poi mescolano con saliva e cera. Le api utilizzano questa sostanza nei loro alveari sia come materiale da costruzione sia come antisettico. La propoli viene infatti applicata per "sterilizzare" l'alveare, in particolare l'entrata delle cellette destinate ad accogliere le uova, oppure per evitare la decomposizione di eventuali animaletti "intrusi" riusciti a penetrare nell'alveare, uccisi dalle api, ma troppo pesanti per poter essere trascinati fuori.
Utilizzo in Agricoltura. 
Ortaggi
Per utilizzazioni antiparassitarie si puo' usare la soluzione idroalcolica con sulfar; per ifestazioni di afidi, invece, risulta efficace la soluzione alcolica.
Fruttiferi
Anche per la difesa dei fruttiferi la formulazione più impiegata è rappresentata dalla soluzione idroalcoolica di propoli addizionata a Sulfar. Nel caso degli alberi da frutto è stata riscontrata in numerosi casi (actinidia, albicocco, ciliegio, melo ecc.) un'azione di stimolo della propoli distribuita durante la fase di 'pre-raccolta', azione che si ripercuote positivamente sui frutti, migliorandone la conservazione in magazzino.

Piante ornamentali
I preparati a base di propoli hanno dimostrato la loro efficacia anche nei riguardi delle piante ornamentali. Anche in questo caso il formulato più impiegato è rappresentato dalla soluzione idroalcoolica di propoli arricchita dalla presenza di Suifar.

mercoledì 12 ottobre 2011

"L'UOMO E' L'UNICO ANIMALE IN GRADO DI AUTOESTINGUERSI"

"Se le api scompaiono saremmo costretti ad impollinare a mano molte coltivazioni,  come gia' accade in certe zone della Cina in cui le api sono ormai estinte. Ogni giorno migliaia di braccianti agricoli si armano di piccoli pennelli e salgono sugli alberi per fare il lavoro delle api: una situazione apocalittica ben descritta dal  documentario americano "Silence of the bees" (Il silenzio delle api). La conseguenza inevitabile sarebbe ovviamente una folle impennata dei prezzi di frutta e verdura: una mela cosi' prodotta potrebbe costare anche 50 euro. Ecco perche' e' gravissimo che ancora nulla si faccia per eliminare il micidiale impatto ambientale sulle api dei nuovi e potentissimi insetticidi irresponsabilmente autorizzati dalle autorita' nazionali e irrorati copiosamente nelle nostre campagne: in Italia si impiega oltre un terzo del totale degli insetticidi utilizzati nell'intera Europa". In Italia nel settore dell'apicoltura operano ben 50.000 apicoltori, con 1,1 milioni di alveari, per un business di 60 milioni di euro, che arriva a 2,5 miliardi se si considera il servizio di impollinazione fornito dalle api all'agricoltura.

"ESTINZIONE DELLE API......... SAREBBE CARESTIA MONDIALE"

Se le api dovessero davvero estinguersi l'umanita' rischierebbe una carestia a livello mondiale": cosi' il famoso etologo Giorgio Celli descrive il terribile scenario conseguente alla definitiva scomparsa dei preziosi  insetti. Un pericolo sempre piu' reale, se si considera che in Italia le api sono gia' diminuite del 40-50%, e il grido d'allarme degli apicoltori e' lo stesso in tutti i Paesi del mondo. Giorgio Celli, docente all'Istituto di Entomologia "Guido Grandi" presso l'Universita' di Bologna e coordinatore di un gruppo di ricerca sulle alternative ai pesticidi in agricoltura e sull'ape come organismo indicatore dell'inquinamento ambientale, spiega: "La scomparsa delle api avrebbe come effetto immediato una grave crisi nell'agricoltura, che portata alle estreme conseguenze potrebbe causare una carestia mondiale".
Basti pensare infatti che oltre un terzo delle coltivazioni da cui dipende la nostra alimentazione sono impollinate attraverso il lavoro delle api: mele, pere, agrumi, pesche, kiwi, castagne, ciliegie, albicocche, susine, meloni, cocomeri, pomodori,  zucchine, soia e girasole, come pure la grande maggioranza delle colture orticole da seme, come l'aglio, la carota, i cavoli e la cipolla.Ma le api sono utili anche per la produzione di carne, grazie all'azione impollinatrice che svolgono nei confronti delle colture foraggere da seme come l'erba medica e il trifoglio, fondamentali per i prati destinati agli  animali da allevamento. "Poiche' una delle principali cause della strage delle api sono i pesticidi utilizzati in agricoltura - conclude Celli - e' giusto che gli apicoltori chiedano alle istituzioni di essere tutelati nel proprio lavoro, che in un regime di democrazia devono poter svolgere senza interferenze". 

giovedì 6 ottobre 2011

"LA VALLE DEL SILLARO"

Il Torrente Sillaro nasce dalla cima Tre Poggioli mt 966, e dopo un corso di circa 73 Km raggiunta la Pianura Padana a Castel San Pietro Terme, prosegue il suo corso parzialmente incanalato fino al Reno , che raggiunge da destra nei pressi di Lavezzola.

Il suo corso è accompagnato dalla strada di fondovalle "provinciale 21 BO ".

A carattere torrentizio, la valle specialmente nella parte mediana è molto aperta e le pendenze che si incontrano non sono eccessive.
Il corso superiore montano (da Sassoleone alla sorgente) è particolarmente tortuoso ed attraversa territori costituiti pricipalmente da argille scagliose cretacee.
Lungo il suo corso non troviamo località sede Comunale, ma solo frazioni e fino a Sassoleone sono poche anche le case sparse. La vallata si risale partendo da Castel San Pietro Terme, seguire le indicazioni per Valle del Sillaro e Sassoleone.

martedì 4 ottobre 2011

BATTAGLIE SULL'APPENNINO

Durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale la località “San Clemente” della Val Sillaro, nel comune di Monterenzio (BO), fu punto di incontro e di scontro degli eserciti internazionali. Ancora oggi è possibile visitare le trincee belliche della Battaglia di Monte Grande nel bosco vicino a Ca’ di Lucca.
Battaglie sull'Appennino narra le vicende di questo contingente militare nella seconda parte della sua campagna d'Italia, iniziata ad Anzio nel gennaio 1944.

"EOLICO" Tra il futuro e il danno

E’ il più grande parco eolico, quello di Casoni di Romagna, del nord Italia dove è stato inaugurato in un area compresa tra i comuni di Monterenzio e Castel del Rio (Bologna) composto da 16 torri di 60 metri per una potenza di 13MW.
L’energia prodotta coprirà il 50% deil fabbisogno dei 25mila abitanti dei due comuni. L’impianto, comunque, non è stato ben accetto a diverse associazioni tra cui Lipu, Legambiente Bologna Est e Asoer che avevavo presentato ricorso contro la sua installazione pur riconoscendo l'enorme potenzialità del parco eolico.

Scrive Viaemilia.net:
Nel marzo 2007 la Giunta provinciale aveva dato l’ok alla Valutazione di impatto ambientale del progetto, presentato nell’ottobre 2005 dalla società Agsm di Verona. Il progetto era stato ritenuto coerente sia con la pianificazione energetica regionale e provinciale, sia con la pianificazione territoriale (Ptcp). A giugno il Tar dell’Emilia-Romagna aveva respinto il ricorso contro la realizzazione del parco eolico presentato da alcuni cittadini e da tre associazioni ambientaliste (Lipu, Legambiente Bologna est e Asoer).

lunedì 3 ottobre 2011

"IMPORTANZA ECOLOGICA DELL'APE"

La prima importanza ecologica che l'ape svolge è quella di essere un insetto pronubo, ossia che favorisce l’impollinazione, trasferendo il polline da un fiore all'altro.
Il mantenimento della biodiversità vegetale, cioè di un adeguato numero di specie di piante spontanee e coltivate, è possibile solo se c’è una quantità elevata di insetti impollinatori. Tra questi, l’ape svolge un ruolo di primaria importanza. Si consideri, inoltre, che le api sono utilizzate per l’impollinazione delle colture protette e dei frutteti specializzati – circa l’80 % dell’impollinazione è dovuto ai pronubi – garantendo una più efficace fecondazione e quindi una maggiore resa produttiva.
Un’altra importante azione che svolge l’ape a livello ecologico è derivata dal fatto che in una giornata di lavoro, le api operaie che svolgono attività bottinatrice, escono dall’alveare ripetute volte. Questo fa sì che l’ape sia in continuo contatto con l’ambiente circostante, bottinando su fiori e piante, prati e boschi, nonché venire a contatto con altre sostanze, che trasportano all’interno dell’alveare. In questo modo l’alveare può risultare una preziosa fonte di informazione sulla presenza di sostanze inquinanti nell’aria e l’ape, con i suoi continui voli di esplorazione, diventa una vera sentinella ambientale sulla quale vengono poi effettuate le analisi strumentali per monitorare l’ambiente. Alcune sostanze inquinanti possono essere prese dall’ape con il semplice contatto con suolo, vegetazione, aria e acqua.
Spesso in campagna c’è la credenza che le api siano alcune tra le responsabili di alcuni danni alla frutta ed in particolare all’uva. Bisogna precisare che è una convinzione infondata, in quanto l’ape ha un apparato boccale succhiatore, in grado quindi di poter toccare e succhiare il nettare, ma non di forare o masticare i tessuti vegetali o fruttiferi. Allo stesso tempo le api possono essere presenti sui frutti che hanno già subito lesioni, magari da grandine o da altri attacchi parassitari, quali possono essere le vespe che sono capaci di mordere e rompere tessuti vegetali. In questo caso le api risultano insetti utili poiché rimuovono le sostanze liquide e zuccherine emesse dal frutto ‘ferito’, ostacolando lo sviluppo sullo stesso di muffe, che potrebbero diffondersi anche ai frutti vicini.