Sempre più frequenti gli avvistamenti, uno anche la scorsa
settimana. Il lupo è stabile da 10 anni sull’Appennino Bolognese. Una ricerca
della Provincia durata 11 anni sconfessa la credenza che gli animali sulle
montagne del capoluogo siano ‘erratici’. L’analisi sulle predazioni (un
centinaio all’anno) e sul dna delle feci hanno portato a dedurre che si tratta
oggi di 11-14 gruppi fissi, di 4-5 individui, per complessivi circa 80 capi.
Nel 2001 erano solo 4 famiglie.
Quelli bolognesi sono lupi geneticamente ‘puri’. Le
analisi sul dna hanno rivelato che sono lupi appenninici autoctono (muso
appuntito, collo robusto, torace ampio e fianchi stretti, con bendaggi scuri su
dorso, coda e zampe anteriori).
![RIVAROSSA](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0S3sO7YVsrSTuRECIwVYViQvv7j9QeEaS5pefwc0K1crFrhgKwnI-4Z3AVirh44I9L4P1xvyhyphenhyphensrDWLagjG0uwJJX87oyIPCEvp5hHGIpPYpbb0r4-5_ObacpFIKHivni0xEio1kG2BFA/s930/pan_stragesso2.jpg)
"LA STRADA PER IL NOSTRO FUTURO INIZIA QUI.....". Il podere Rivarossa sorge sul tracciato dell'antica via Flaminia minor strada romana, costruita dal console Gaio Flaminio nel 187 a.C. tra Bononia (Bologna) ed Arretium (Arezzo). Il tratto compreso tra il passo della Futa ed il paese di Madonna dei Fornelli è anche noto come strada romana della Futa o strada della Faggeta.
PERCHE' UN "BLOG"
Questo blog è un piccolo sito web, da noi gestito, in cui pubblicheremo più o meno periodicamente, come in una sorta di diario online, i nostri pensieri, opinioni, riflessioni, considerazioni ed altro.
Il solo scopo è di poter creare un ambiente all'interno del quale trovare indicazioni e prodotti che appartengono alle vecchie abitudini e usanze contadine.
E' un modo per riappropriarci delle nostre meravigliose campagne purtroppo sempre meno abitate e amate.
Grazie fin d'ora a tutti quelli che vorranno dedicare un pò del loro tempo al nostro blog.
martedì 19 dicembre 2017
"L'APPENNINO E I SUOI COLORI"
L’Appennino Bolognese si estende a sud della città Bologna allungadosi in direzione Firenze, raccordo tra il nord e il sud dell’Italia, da sempre terra di mezzo e di passaggio oltre che d'insediamento di antiche civiltà che hanno lasciato memorie indelebili della loro presenza. Innumerevoli i viaggiatori che attraversarono le nostre terre nel corso dei secoli, e preziose le testimonianze che raccolgono le immagini regalate al mondo da questi cieli. “Un oceano di montagne che fuggono ad ondate successive....benedico il cielo di non essere un sapiente: questi ammassi di rocce mi hanno provocato stamattina un'emozione assai viva”
Stendhal 1817
mercoledì 26 luglio 2017
" I SOLITI BILANCI DI FINE STAGIONE"
Oltre metà della produzione di miele di acacia persa a
causa di freddo e pioggia. In media da ogni sciame si ottengono fra i 27 e i 30
chili di acacia, mentre quest’anno siamo tra i 10 e gli 11 chili. Colpa degli
improvvisi sbalzi di temperatura che ci hanno messo in difficoltà.
La temperatura ideale per il lavoro delle api oscilla,
nella nostra zona, tra i 15 e i 16 gradi di minima e tra i 21 e i 22 gradi di
massima, mentre la primavera ha fatto registrare anche giornate con minime di
pochi gradi. Con il caldo anomalo di marzo le nostre api si sono svegliate
prima del previsto e hanno iniziato a lavorare perché il ciclo vegetativo delle
piante e dei fiori era già partito. Poi è arrivata la pioggia ma soprattutto il
freddo: le api si sono fermate, ma ormai l’acacia era pronta e la produzione è
andata persa. Ma come sempre dopo ogni bilancio ci si rimbocca le maniche e ci si prepara ad un altro “giro di giostra”.
domenica 21 maggio 2017
"APICOLTURA IN ITALIA.... QUALCHE DATO"
A
scorgere i dati 2016 per comprendere dove sta andando l’apicoltura 2017,
è difficile non rimanerne colpiti:
·
1,2 milioni di alveari
in italia sparsi nelle varie regioni (2,5 milioni sono quelli negli USA)
·
45.000 apicoltori censiti,
di cui 20.000 che fanno dell’apicoltura una professione o una fonte di reddito
significativa.
Questi
dati ci permettono di fare interessanti considerazioni su una tendenza che
coinvolge sempre più appassionati. Cosa dobbiamo aspettarci dall’Apicoltura
2017? Vivere al contatto con la natura, Imparare a rispettare l’ambiente,
investire in un hobby che regala enormi soddisfazioni e perchè no, anche
qualche guadagno: i motivi che spingono migliaia di persone ad avvicinarsi
all’apicoltura, sia come hobby che come fonte di guadagno alternativa sono
diversi, e l’Italia è certamente il Paese che ben si presta a sviluppare un’attività
di apicoltura grazie all’ampia varietà di fiori a disposizione (utili a
produrre ben 51 tipologie di miele differente).
Apicoltura 2017 e dati economiciParlando di valore economico, l’apicoltura 2017 in Italia viene stimata con giro di affari di 150-170 milioni di euro per la vendita dei vari prodotti ottenuti, quali:
·
miele
·
cera
·
propoli
·
polline
·
pappa reale
·
veleno d’api
Senza
contare i 2 miliardi di Euro della produzione agricola ottenuta dal lavoro di
impollinazione, indispensabile contributo nella catena produttiva alimentare.
Avanti
tutta!!
giovedì 13 aprile 2017
"LE API FANNO RINASCERE IL VERDE DOPO INCENDI E DEVASTAZIONI"
Lo studio dell'Università di
Bologna: il ruolo riparatore dell'insetto impollinatore per eccellenza
Che fossero preziosissime per l'ecosistema e la
biodiversità già si sapeva. Ora, grazie a una ricerca dell'Università di
Bologna, si apprende che le api sono un tassello fondamentale nel ripristino
della vegetazione dopo una calamità ambientale che ha prodotto incendi,
desertificazione e impoverimento dei terreni.
L'ape domestica si distingue dagli altri insetti impollinatori, ha rivelato la ricerca, perché in grado, se aiutata dall'uomo con nutritori (come soluzioni zuccherine) posti nell'alveare, di contribuire a velocizzare il ripristino della vegetazione delle zone a seguito di incendi e calamità.
L'ape domestica si distingue dagli altri insetti impollinatori, ha rivelato la ricerca, perché in grado, se aiutata dall'uomo con nutritori (come soluzioni zuccherine) posti nell'alveare, di contribuire a velocizzare il ripristino della vegetazione delle zone a seguito di incendi e calamità.
Ciò che è emerso è che grazie al contributo fattivo
delle api su alcune specie vegetali vi sono produzioni di oltre il 50% in più
di semi. Le api domestiche sono generalmente conosciute perché producono il
miele, ma non si aveva ancora la giusta consapevolezza di quanto fossero
indispensabili non solo il mantenimento della biodiversità, ma anche per il
ripristino di aree soggette a stress di vario tipo. Attraverso gli alveari di
api domestiche si può intervenire in maniera significativa (e con tempi più
rapidi) per la ripresa della vegetazione di alcuni territori.
L’ape contribuisce all’impollinazione delle piante superiori a fiore, coltivate (circa 150 – 200 specie in tutto il mondo) e selvatiche (oltre 350mila), nella misura del 75-80%. Salvaguardare e ripristinare la copertura vegetale del territorio è un'esigenza essenziale in tutto il mondo, soprattutto nelle regioni con ambienti molto deteriorati, per scongiurare o limitare calamità naturali come alluvioni e frane, l'erosione e la desertificazione.
lunedì 3 aprile 2017
"NOI O LORO ??"
L’Appennino è un ambiente splendido ma estremamente fragile. La sua
frequentazione escursionistica è un importante volano dello sviluppo
economico.
In questo quadro permettere l’attività fuoristrada ai mezzi motorizzati per scopi ludici e sportivi ha implicazioni disastrose. La convivenza di pedoni e ciclisti e motociclisti su sentieri, mulattiere è difficilmente praticabile, se non impossibile.
Le dimensioni ridotte di tali percorsi a fondo naturale, infatti, non permettono l’utilizzo contemporaneo da parte delle due categorie di fruitori, con la conseguenza che laddove si permettesse la circolazione dei mezzi motorizzati, essi sarebbero abbandonati dai pedoni e dai ciclisti con il rischio di un gravissimo pregiudizio economico, posto che ultimi sono in numero di gran lunga maggiore rispetto ai motociclisti.
Da non trascurare poi il danno come si evince dalle foto allegate.
I sentieri si trasformano i canali che si riempiono d’acqua ad ogni temporale e sono ovviamente impraticabili a piedi. Insomma oltre alla totale mancanza di manutenzione c’è anche il più completo disinteresse nel far rispettare le regole. Per quale motivo non vengono effettuati controlli per evitare l’accesso delle moto nei boschi? Per quale motivo a distanza di anni ancora si fa finta di nulla e non ci preoccupa di affrontare problemi che, una volta superati, potrebbe veramente rendere appetibile il nostro territorio agli amanti delle passeggiate nei boschi? Quale vantaggi potrà portare il perdurare del disinteresse per l’argomento? Quanto inciderebbe, rispetto a tante spese inutili sostenute in questi anni, un contributo aggiuntivo a favore di quelle associazioni che già si rendono disponibili, entro le loro possibilità, a collaborare per il mantenimento dei sentieri? Tante domande e come al solito nessuna risposta.
Che fare?
Su tutto il territorio regionale vietare, con mezzi motorizzati, percorsi fuoristrada.
Tale divieto deve essere esteso anche ai sentieri di montagna e alle mulattiere, nonché alle piste e strade forestali che sono segnalate. E magari far rispettare questo divieto
In questo quadro permettere l’attività fuoristrada ai mezzi motorizzati per scopi ludici e sportivi ha implicazioni disastrose. La convivenza di pedoni e ciclisti e motociclisti su sentieri, mulattiere è difficilmente praticabile, se non impossibile.
Le dimensioni ridotte di tali percorsi a fondo naturale, infatti, non permettono l’utilizzo contemporaneo da parte delle due categorie di fruitori, con la conseguenza che laddove si permettesse la circolazione dei mezzi motorizzati, essi sarebbero abbandonati dai pedoni e dai ciclisti con il rischio di un gravissimo pregiudizio economico, posto che ultimi sono in numero di gran lunga maggiore rispetto ai motociclisti.
Da non trascurare poi il danno come si evince dalle foto allegate.
I sentieri si trasformano i canali che si riempiono d’acqua ad ogni temporale e sono ovviamente impraticabili a piedi. Insomma oltre alla totale mancanza di manutenzione c’è anche il più completo disinteresse nel far rispettare le regole. Per quale motivo non vengono effettuati controlli per evitare l’accesso delle moto nei boschi? Per quale motivo a distanza di anni ancora si fa finta di nulla e non ci preoccupa di affrontare problemi che, una volta superati, potrebbe veramente rendere appetibile il nostro territorio agli amanti delle passeggiate nei boschi? Quale vantaggi potrà portare il perdurare del disinteresse per l’argomento? Quanto inciderebbe, rispetto a tante spese inutili sostenute in questi anni, un contributo aggiuntivo a favore di quelle associazioni che già si rendono disponibili, entro le loro possibilità, a collaborare per il mantenimento dei sentieri? Tante domande e come al solito nessuna risposta.
Che fare?
Su tutto il territorio regionale vietare, con mezzi motorizzati, percorsi fuoristrada.
Tale divieto deve essere esteso anche ai sentieri di montagna e alle mulattiere, nonché alle piste e strade forestali che sono segnalate. E magari far rispettare questo divieto
mercoledì 1 marzo 2017
"LA POTATURA DELL'ACACIA"
La robinia, appartenente alla famiglia delle Leguminose o meglio Fabaceae, è una pianta arborea composta da un apparato radicale robusto ma, come quello della mimosa, a sviluppo per lo più superficiale. Il fusto eretto, ricoperto da una corteccia fessurata di colore grigio – marrone, si ramifica verso l’alto formando una chioma abbastanza espansa. Sui rami flessibili, lunghi, a tratti spinosi, sono presenti foglie composte da un gran numero di foglioline ovali di colore verde chiaro.
Durante il periodo della fioritura compaiono numerosi racemi penduli formati da grappoli di fiori di colore bianco – roseo, delicatamente profumati e commestibili, che somigliano a quelli del glicine e della cladrastis
La Robinia è una pianta a crescita veloce e pertanto
per conferire armonia alla chioma o allevarla come fitto cespuglio va potata
almeno ogni 2 anni.
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