Se il problema flavescenza dorata con i conseguenti trattamenti insetticidi potrebbe essere risolto con un corretto uso dei formulati commerciali (non in fioritura, non in presenza di melata, eliminando le fioriture spontanee nell’interfila, non trattando i margini dei vigneti se con fioriture spontanee, non intervenendo in presenza di vento…), ben più difficile la soluzione pratica del problema dell’impiego dei fungicidi in fioritura della vite o, se sistemici, in prefioritura della stessa.
Riunioni senza alcun sbocco positivo tra tecnici apistici e viticoli, il cui finale è più o meno così sintetizzabile: “Voi potete spostare gli alveari dai vigneti, ma noi non possiamo fare altrettanto…”. Tutto questo per dire cosa? Che un’etichetta di una bottiglia di vino raffigura un grappolo d’uva e un’ape. Come mai? Probabilmente la risposta è molto semplice. Per differenziare la “Barbera bio” dalla restante produzione, è stato usato il disegno di un’ape a sottolineare che questo vino è prodotto da uve che rispettano l’ape stessa.
L’idea è di un piccolo produttore viticolo anche apicoltore? No ma di una storica cantina piemontese che con attenzione e rispetto del mondo apistico è comunque riuscita a produrre una pregiata eccellenza.
Congratulazioni per aver dimostrato che è possibile. Non resta che crederci e proseguire in questo difficile cammino di reciproco rispetto
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